Lanuova vita (bresciana) delS. GerolamodiVasari
L’intervento delicato e all’avanguardia compiuto dal noto restauratore bresciano Leonardo Gatti sul capolavoro ritrovato del Vasari raffigurante «San Gerolamo penitente» ha ridato vita al dipinto nel quale si sono imbattuti due importanti imprenditori milanesi. Dietro alla scoperta dell’opera delMaestro ci sono loro, che hanno creduto e investito in questa costosa ricerca.
« Ci sono state proposte opere importanti, dal grande valore — ha spiegato M., imprenditore con la passione per l’arte—. Siamo entrati nel mondo dell’arte, con il supporto degli addetti ai lavori. Quest’opera si presentava con specificità notevoli, implicava un’aspettativa e un investimento. E con l’esperto aimassimi livelliMaurizio Seracini – che ha prodotto cento pagine di report in cui dichiara provenienza, tipo di legno e periodo – abbiamo ricostruito la storia del dipinto. Il mondo dell’arte è complicato, ma da imprenditori lo stiamo imparando: è un mondo difficile, sconosciuto, con poche persone serie, ma quando le incontri ti diverti e impari cose che non conosci. Nella distanza storica di secoli tra noi e un dipinto di Vasari, per quanto si abbiano dati oggettivi, per evitare speculazioni sull’opinabilità bisogna affidarsi a un esperto professionista come Seracini (ingegnere specializzato in diagnostica di beni culturali, noto per la sua ricerca sull’opera di Leonardo La battaglia di Anghiari, ndr): realista, conosciuto, stimato». Il report di Seracini e il lavoro rigoroso del laboratorio di Leonardo Gatti, in via Lamarmora a Brescia (www.leonardogattirestauro.it), hanno sollevato il velo – materializzato in uno spesso strato di sporco e vernici alterate – sul capolavoro milionario (realizzato su antica tavola lignea) di Giorgio Vasari (1511-1574), che oltre ad essere stato pittore e architetto è ricordato come primo storico dell’arte italiano, autore del citatissimo «Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani».
Realizzata l’idea che le alterazioni cromatiche superficiali celassero un capolavoro, gli acquirenti hanno richiesto una complessa diagnostica a più fasi, necessaria per l’autenticazione del dipinto. «Un primo step di esami ha portato alla conclusione che la cornice è coeva al dipinto, l’analisi al Carbonio 14 ha riscontrato che la datazione è corretta e non si tratta di un falso d’epoca — ha spiegato Leonardo Gatti, parlando del meticoloso lavoro compiuto da Seracini—. Nel secondo step di esami, sono state la riflettografia, la radiografia e la spettroscopia ad infrarossi a consentire di mettere in evidenza e fotografare lo splendido disegno preparatorio attribuito al Maestro aretino, sottostante allo strato di colore. Si tratta di un report frutto di un anno di esami. Lavoro nel settore da cinquant’anni e non ho mai visto una perizia fatta con una tale professionalità, a livelli altissimi— ha evidenziato Gatti, —. L’opera adesso è diventata come nuova».