Alle origini della rivalità fra Brescia e Bergamo
Anche il giudice Albertano rende omaggio a Bergamo e Brescia Capitale della cultura. Il decimo episodio della fortunata saga di gialli ideata da Enrico Giustacchini si colloca – cronologicamente – in un crocevia storico decisivo per entrambe le città: l’anno è il 1251, quello in cui in rapida successione vennero sottoscritte fra loro prima una tregua e poi una vera e propria pace. A mettere d’accordo la Bergamo filo-imperiale e la Brescia filo-papale furono diverse circostanze: la morte dell’imperatore Federico II, innanzitutto, l’azione conciliatrice di Innocenzo IV, quella più irruente del delegato papale Gregorio da Montelongo e una arzigogolata dichiarazione, in cui probabilmente il vero Albertano ci mise lo zampino, in base alla quale entrambe le città dichiaravano rispetto nei confronti all’imperatore germanico di turno che però doveva sottostare alla previa confirmatio del pontefice.
Nel nuovo libro di Giustacchini ( Il giudice Albertano e il caso del leone azzurro, con illustrazioni a colori di Andrea Giustacchini, LiberEdizioni, pp. 164, euro 17) la vicenda storica ha il suo rilievo, perché Albertano deve risolvere un duplice caso proprio mentre è impegnato in ambasciate e legazioni. Il primo caso è un oscuro messaggio recapitato al guardiano del convento di san Francesco, frate Amadeo, che in forma cifrata pare pronosticare una fine atroce al religioso. L’altro è il caso della morte di un sodale di gioventù del medico Berengario, il Watson della saga, che questa volta rivela a sorpresa innamoramenti e furori giovanili. È proprio in memoria di antiche amicizie che Albertano e Berengario, rispondendo all’invito di un amico di gioventù del medico, si recano a Martinengo dove avviene il delitto. Dal passato di Berengario e dei suoi amici usciranno misteri e rapporti burrascosi. Per risolvere il primo caso – un vero e proprio rebus – Albertano deve fare appello alle proprie conoscenze in materia di numeri poligonali.
Per il secondo le sue armi saranno quelle che l’hanno reso popolare, e amato, da una vasta cerchia di lettori: la sagacia e lo spirito d’osservazione, l’indole raziocinante e la vasta cultura coerente con l’epoca in cui visse (il XIII secolo).
Quanto al leone azzurro del titolo, ci porterà a scoprire l’esistenza di una cerchia di cavalieri (o una confraternita semi-clandestina?) fedelissima a Brescia e riconoscibile dall’emblema tatuato sul corpo. Ancora una volta Giustacchini muove dal personaggio storico di Albertano per farne uno Sherlock Holmes ante litteram e compiere un viaggio appassionante nel medioevo di casa nostra. Il sarà presentato mercoledì 14 giugno alle 18 in Loggia. Con l’autore dialogherà Emilio Del Bono, moderatore Marcello Zane.