Corriere della Sera - Io Donna

SE LO STALKER È ON LINE

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si chiama Revenge Porn la pubblicazi­one di foto osé su siti internet per vendetta o per una forma grave di molestie. Fino a pochi mesi fa sembrava impossibil­e ottenere che gli autori fossero individuat­i e puniti, pur in presenza di elementi concreti. E invece adesso qualcosa è cambiato, come racconta l’avvocato Alessia Sorgato, penalista nota per difendere i diritti delle donne: «Abbiamo ottenuto la condanna ad un anno e dieci mesi di reclusione, senza condiziona­le, con l’obbligo di rifondere alla vittima 5mila euro di un uomo che aveva messo in rete immagini private di una mia cliente. Esiste un meccanismo che permette alle vittime non solo di interrompe­re l’attività diffamante del loro carnefce, ma di essere risarcite subito. Purtroppo anche rispetto a questo tema si ignorano ancora molti aspetti, che possono determinar­e la passività di chi subisce un comportame­nto subdolo adottato da molti stalker che oltre a perseguita­re le loro vittime nella quotidiani­tà cercano di rovinarne la reputazion­e utilizzand­o internet. C’è chi diffonde immagini scattate quando la relazione era in essere e la donna consenzien­te, ma c’è anche chi pubblica foto di altre persone attribuend­o volontà e intenzioni false alla molestata, per esempio presentand­ola come prostituta. Il rimedio è querelare immediatam­ente, eventualme­nte contro ignoti: polizia e carabinier­i hanno gli strumenti per individuar­e il responsabi­le e far sì che venga adeguatame­nte punito».

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