Corriere della Sera - Io Donna

POTO, DUNQUE SCRIVO

- Carta, Illustrazi­one di Andrea Pistacchi L’Assommoir. Jardins de Papier Giardini di

Della passione giardinier­a di Virginia Woolf e di Vita SackvilleW­est abbiamo parlato tante volte. E anche della meticolosa attitudine botanica di André Gide che non inseguiva solo farfalle, come Vladimir Nabokov, ma catalogava in un erbario tutte le varietà di piante scoperte nelle sue giornate campagnole. Giardini e letteratur­a sono un binomio irresistib­ile e, come sapete, una delle mie debolezze preferite. Per questo non poteva non fulminarmi un libro di una scrittrice francese che ci fa scoprire tutte le declinazio­ni di questa avvincente accoppiata. Evelyne Bloch-Dano con il suo (

Stock) ci trasporta nel vero orto di George Sand che esclamava convinta: «J’écris comme je jardine». Non a caso, il suo grande amico Eugène Delacroix sceglie come soggetto il giardino della scrittrice, a Nohant, che ritrae nel 1842 in un quadro in cui si intravedon­o prati e alberi nello stile naturale e selvaggio secondo i dettami dell’allora seguitissi­mo scrittore-fi losofo-giardinier­e Jean-Jacques Rousseau.

Ma, subito dopo, la Dano ci fa entrare in punta di piedi nel giardino immaginato da Gustave Flaubert per Madame Bovary, scenario del suo amore proibito e della disperazio­ne fi nale del povero Charles. Chissà, forse lo scrittore avrà anche esclamato «Le jardin c’est moi», ma di questa frase non è arrivata notizia agli storici. Scopriamo che, per Emile Zola, lo spazio verde doveva essere un luogo chiuso e nascosto, rifugio ideale e piccolo paradiso personale. E che lui stesso, vestito come uno spaventapa­sseri, si occupava di ripulire le erbacce dalle fioriture che adornavano la bellissima casa di Médan, comprata grazie al grande successo del suo romanzo Non mancano le dichiarazi­one della scrittrice-monumento di Francia, la irriverent­e Colette che, in quanto ad attività giardinier­e, era però più tradiziona­lista e perentoria: «Tra una penna e un paio di cesoie per potare, non esito un istante». E, come potete intuire, la scelta ricadeva naturalmen­te sullo strumento meno letterario, almeno a prima vista. L’aneddotica è infi nita e la lettura ideale per gli oziosi pomeriggi estivi. Ce n’è per tutti i gusti, anche per chi si sente nato “pollice nero”. Si potrà sempre consolare con Jean-Paul Sartre, lo scrittore più metropolit­ano e meno amante della natura della letteratur­a francese tanto che solo la vista di un fi lo d’erba lo faceva uscire di testa. Per questo il suo credo recitava, senza se e senza ma: «I libri sono stati i miei uccelli, i miei nidi, le mie bestie domestiche e la mia campagna».

fiore consigliat­o: Fiore profumatis­simo che ricorda note di anice, narciso, cuoio.

Rosa Madame Bovary-Delbard.

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