Corriere della Sera - Io Donna
Non solo nemici separati dal muro
o scelto di venire qui per capire e comprendere » racconta Linda Pescini, 38 anni, la project manager Oxfam per la Palestina. «Ho studiato per questo e mi sto mettendo quotidianamente alla prova ». È infatti laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali a Pisa e ha seguito un master in Diritti umani e gestione dei confl itti.
Perché ha scelto la Palestina?
Per chi si interessa di sviluppo e di politica internazionale il contesto israelo-palestinese è senza dubbio fonte di continue riflessioni. Ora lavoro su un progetto di governance con le comunità beduine e di allevatori palestinesi della striscia di Gaza e della West Bank.
Si è fatta un’idea del conflitto?
situazione è più complessa. Ogni volta che penso di averne capito un po’ di più poi mi accorgo di quanti tasselli manchino ancora al mio puzzle. Le problematiche dei Paesi nei quali ho lavorato in precedenza ( Etiopia, Burundi, Haiti ecc.) mi sembrano più lineari.
Cosa le manca di più dell’Italia?
La pausa caffè con mia mamma, le battute di mio padre, la condivisione delle avventure quotidiane con gli amici. Non ringrazierò mai abbastanza le persone che mi amano, soprattutto i miei genitori, per non aver mai ostacolato le mie scelte. Sono fi glia unica e so che per la mia decisione di partire loro stanno pagando un grande prezzo affettivo. La loro forza è un esempio. Mi hanno fatto il regalo più bello che si possa fare a un figlio e a una persona che si ama: la libertà di essere ciò che è.
Qual è l’esperienza che le ha toccato il cuore?
Sono le piccole storie della quotidianità. Conosco surfi sti israeliani che inviano le proprie tavole da surf al di là del muro, a Gaza. Trovo commovente la ricerca di una normalità nella vita al di là del muro di separazione. E ancora la solidarietà espressa da chi non ha il potere di cambiare la situazione ma vuole promuovere con i propri mezzi uno spirito di collaborazione. Insomma, oltre gli inconcludenti negoziati di pace, oltre alla politica, c’è un’umanità che riesce comunque a vedere nell’altro una persona prima che un nemico. È confortante.