Corriere della Sera - Io Donna
Nostalgia di una figlia che nascerà
e mie esperienze di cooperazione nascono dal master che ho svolto nel 2005 all’università Milano Bicocca » dice Mario Di Francesco, 35 anni, laureato a Bologna in Scienze Naturali con master in Gestione delle risorse naturali nei Paesi in via di Sviluppo. «A ottobre saranno 10 anni di cooperazione che mi hanno portato soprattutto in Africa».
Ci racconti di lei...
La collaborazione con Oxfam è cominciata nel 2012, nella Repubblica Democratica del Congo, con il progetto di gestione di rifiuti urbani nella città di Kananga. Da tre mesi sono ad Haiti per cominciare un lungo lavoro di quattro anni a favore del rilancio dell’economia frontaliera con la Repubblica Dominicana. Un’azione che darà possibiltà di sviluppo economico soprattutto a quelle categorie più svantaggiate, che operano nell’economia informale e con una particolare attenzione alle donne.
Che rapporti ha mantenuto con il paese di origine?
Vivere lontano dall’Italia dà la capacità di mettere a fuoco la situazione reale del Paese. Un certo distacco fa apparire amplificati tutti i lati, ma è altrettanto vero per quel che riguarda i problemi e le incongruenze. Vivendola da dentro l’Italia fa un effetto sonnifero che annebbia i sensi e rende rassegnati, uscendo e paragonandola ad altri mondi, dà davvero la dimensione di come alcune cose siano arrivate a un punto di non ritorno: la decadenza della scuola, una decennale politica economica penosa, l’abbrutimento sociale.
Cosa le manca di più?
Mi manca in particolar modo la mia compagna, a fine anno avremo una bimba. Questa creaturina che presto avremo tra le braccia sarà il collante e lo stimolo per stare definitivamente insieme, qui ad Haiti. Se poi gli amici e i parenti volessero venirci a trovare ai Caraibi sarebbe anche più sopportabile la nostalgia che ho di loro.
Che cosa le sta dando questa esperienza?
Ho appena iniziato ad Haiti, in questo momento tutto è una scoperta. La sensazione di essere a casa è dovuta al fatto che in fondo questo Paese, per via delle sue origini di terra di deportazione degli schiavi, è ancora oggi una fetta di Africa ai Caraibi. dell’ong. Si è licenziata e ha chiesto alcuni spazi dove ha allestito la cucina e la mensa per i dipendenti. «Arrivavano con i piatti da casa o erano costretti ad andare al ristorante e io volevo creare un mio business» racconta. «Mi hanno insegnato a fare le fatture e a tenere il registro di entrate e uscite. Ora vorrei offrire il mio catering anche altrove». Sono i primi passi del progetto. Il lavoro di Mario è fatto di ricerche sul campo, analisi dei bisogni, studi sulle filiere produttive che potranno nascere in queste zone, valutando le