Corriere della Sera - Io Donna
LA STRATEGIA DEL TROLL
una collega del Guardian, blogger da sempre, sui troll insultatori di donne online scrisse anni fa una cosa interessante: «Ti viene da pensare che siano pc da soli, e che dopo aver premuto il tasto Invio eiaculino in un calzino». Sembrano bei tempi andati, quelli, ora. I troll, si pensa, provavanno un sollievo fsico a molestare la gente sul web. Poi magari riuscivano a dormire e stavano tranquilli per mezza giornata. Ora li si rimpiange, addirittura. Ora i troll ginofobici - insomma, antifemmine - più attivi hanno un nome, un cognome e una professione. Magari pubblica. Magari contigua alla tua, tua che sei femmina. E non ti aggrediscono in quanto femmina di aspetto insuffciente o inclinazioni olgettine. Ti dicono che sei stupida, ignorante, incapace, cialtrona. Succede a noi pennivendole (si dirà ora tastieravendole?), succede a tutte se, sui social network, esprimono qualche circostanziata opinione. Il che, pare, sia malvisto peggio che uscire in tanga in una città controllata dall’Isis. Partono insultandoti a freddo. Se replichi peggiorano, ti chiamano ragazzina, ti dicono di studiare, cose così. A quel punto bisogna smettere di rispondergli. E fotografare gli scambi, e agire da liberticide. I neotroll pensano di essere impuniti con le donne. Non con i loro datori di lavoro. Inoltrate i loro insulti. Non gli faranno niente (altrove li licenzierebbero). Non gli farete bene, però. In caso di violenze non basta lamentarsi, bisogna imbruttire. Provare per credere, poi si vedrà.