Corriere della Sera - Io Donna

LA STRATEGIA DEL TROLL

- Blog.iodonna.it/maria- laura- rodota

una collega del Guardian, blogger da sempre, sui troll insultator­i di donne online scrisse anni fa una cosa interessan­te: «Ti viene da pensare che siano pc da soli, e che dopo aver premuto il tasto Invio eiaculino in un calzino». Sembrano bei tempi andati, quelli, ora. I troll, si pensa, provavanno un sollievo fsico a molestare la gente sul web. Poi magari riuscivano a dormire e stavano tranquilli per mezza giornata. Ora li si rimpiange, addirittur­a. Ora i troll ginofobici - insomma, antifemmin­e - più attivi hanno un nome, un cognome e una profession­e. Magari pubblica. Magari contigua alla tua, tua che sei femmina. E non ti aggredisco­no in quanto femmina di aspetto insuffcien­te o inclinazio­ni olgettine. Ti dicono che sei stupida, ignorante, incapace, cialtrona. Succede a noi pennivendo­le (si dirà ora tastierave­ndole?), succede a tutte se, sui social network, esprimono qualche circostanz­iata opinione. Il che, pare, sia malvisto peggio che uscire in tanga in una città controllat­a dall’Isis. Partono insultando­ti a freddo. Se replichi peggiorano, ti chiamano ragazzina, ti dicono di studiare, cose così. A quel punto bisogna smettere di risponderg­li. E fotografar­e gli scambi, e agire da liberticid­e. I neotroll pensano di essere impuniti con le donne. Non con i loro datori di lavoro. Inoltrate i loro insulti. Non gli faranno niente (altrove li licenziere­bbero). Non gli farete bene, però. In caso di violenze non basta lamentarsi, bisogna imbruttire. Provare per credere, poi si vedrà.

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