Corriere della Sera - Io Donna
IL CANTO DELLA GAZZELLA
il foglietto nella stiva della nave è il reperto numero 015. Porta con sé ciò che resta del testo che uno dei migranti morti durante la traversata del Mediterraneo, a Ferragosto, stava scrivendo pensando a una ragazza. C’è il titolo: E l’idea che la storia potrebbe fnire male. Perché la ragazza - bella, giovane, con i pantaloni a vita bassa, il body sottile che fa vedere l’ombelico e un tatuaggio sul fanco - passa dalle auto cromate a tre gravidanze e al sospetto di una malattia lasciata nel suo corpo dagli uomini che l’hanno attraversato. Il foglietto - che ha pubblicato a fne agosto - è scritto a mano, in francese, lungo e ftto come sono le righe di una canzone rap. L’autore potrebbe essere, secondo gli investigatori che hanno censito gli oggetti rimasti senza proprietario, un uomo ivoriano. Apparteneva ai viaggiatori di ultima classe, quelli che se tentavano di salire sul ponte venivano ributtati giù a calci dai traffcanti. Alla fne sono morti in 49 e sono rimasti quasi tutti senza nome, stesi in una cella frigorifera, in attesa di un riconoscimento che a questo punto sarà stato derubricato. Restano le parole di Negli ultimi versi la storia della ragazza con il tatuaggio sembra inflarsi in quella dell’uomo che la racconta. «Riprendi in mano la tua vita prima di arrivare alla fne/altrimenti un giorno dirai che se l’avessi saputo non l’avresti fatto/il tuo corpo si affatica all’avvicinarsi della morte». Ci vorrebbe ora un coautore sulla nostra riva mediterranea: per offrire una traccia musicale alle vite degli altri che sono le nostre.