Corriere della Sera - Io Donna
Omaggio a un artista solitario
Salvatore Emblema è stato un artista solitario. Invitato alla Biennale di Venezia nel 1982, presente nella collezione del MoMA di New York, poi colpevolmente costretto a una condizione di emarginazione, scomparso nel 2006, viene celebrato adesso in un’antologica organizzata a Spoleto. In sequenza, i capitoli di un racconto visivo aniconico, nel quale si saldano rispetto delle radici e dialogo con le esperienze dell’espressionismo astratto statunitense. Da un lato, il ricorso ad alcuni materiali arcaici, di origine vesuviana ( l’artista era nato in un paese alle falde del Vesuvio): tele grezze, pigmenti naturali, pietre vulcaniche. Dall’altro lato, il confronto problematico con la lezione di Mark Rothko (frequentato in occasione di un soggiorno newyorkese del 1956), in sintonia con il quale Emblema dipinge opere dotate di forte valenza plastica, nelle quali si sancisce il declino del “soggetto”. La sua poetica è in queste parole: La mia pittura non vuole rappresentare niente». Egli compone sapienti partiture segnate da cromie sature. Ordina geometrie liriche, che si muovono, vibrano. Pur non mostrando niente di riconoscibile, queste geometrie talvolta sembrano dischiudere orizzonti possibili. Rinviando in maniera implicita a lontane suggestioni paesaggistiche.
27 settembre,
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Spoleto, Palazzo Collicola, fino al