Corriere della Sera - Io Donna
LA SCELTA DI SLAUGHTER
provate a chiedere tra amici e parenti quanti hanno preso il congedo di paternità. Pochissimi. Una delle leve più importanti per migliorare la vita di mamme, papà & bambini rischia di arrugginirsi prima ancora di venir provata. Le ragioni sono tre. La prima è che solo una manciata di coppie si informa su tempi e diritti previsti dalla legge. La seconda è che la penalizzazione economica è troppo forte (lo stipendio si riduce al 30%), insostenibile per quasi tutte le famiglie. La terza è che l’idea di un uomo, più o meno in carriera, il quale scelga di fermarsi - per pannolini, pappe, passeggino - appare bizzarra. Per questo, mentre alziamo cartelli al cielo per chiedere norme meno punitive sulla paternità, siamo felici di leggere le avventurose storie di chi “ce l’ha fatta”. Uno su tutti: Mr. Slaughter. In realtà, il suo nome è Andrew Moravcsik. Ma è più noto al pubblico americano come il marito di Anne-Marie Slaughter. Fu lei, tre anni fa, la protagonista di un caso non solo editoriale: frmò un lunghissimo articolo di copertina su The Atlantic per spiegare come mai le donne non possono ancora avere tutto. E non potendo avere tutto, lei rinunciava a un prestigioso (doppio) incarico per stare di più con i fgli. Nel numero di ottobre 2015, stessa rivista, è lui a prendere penna e parola. Quell’articolo in cui annunciava il ritiro non fece che rilanciare a razzo la carriera della moglie. E Andrew si è affermato sempre più come lead parent. L’immagine non è quella dell’adorabile giovane paparino con bebè. Parliamo di un cinquantenne che (in) segue un teenager. Mr. Slaughter chiude così: non avrò rimorsi, mai.