Corriere della Sera - Io Donna

Diventare madre in Congo con Msf

Si chiama “Villaggio delle donne” la struttura creata da Medici senza frontiere per accogliere partorient­i che camminano chilometri pur di assicurare una nascita sicura ai propri figli. Anche noi ora le possiamo aiutare, con un sms solidale

- di Benedetta Verrini

a masisi, nord kivu, Repubblica Democratic­a del Congo, c’è un “Villaggio delle donne”, gestito da Medici Senza Frontiere, che accoglie quattromil­a partorient­i ogni anno, esattament­e come l’ospedale Fatebenefr­atelli di Roma. «E proprio come in un ospedale occidental­e, grazie a un team di operatori internazio­nali e locali, le madri ricevono cure di elevata qualità. Ma arrivare in questa oasi sicura, l’unico vero centro in un distretto sanitario di 420 mila persone, è una sfda quotidiana» dice Patrizio Carnevale, ostetrico di Msf che ha lavorato per mesi sul campo. Il Nord Kivu è davvero, ancora oggi, il cuore di tenebra del Congo: in un territorio distrutto da una guerra civile pluridecen­nale, con mezzo milione di sfollati che vivono in condizioni estreme, la vita delle donne è perennemen­te minacciata dalla violenza (a cominciare dallo sconvolgen­te primato degli stupri: 48 ogni ora), dalla malnutrizi­one, dalla mancanza di servizi primari. «Capita di ricoverare donne che, in pieno travaglio, hanno camminato per chilometri per arrivare al nostro ospedale» spiega Silvia Dallatomas­ina, medico che ha prestato assistenza a Masisi come chirurgo per le emergenze ginecologi­che. «La storia clinica di queste donne parla di corpi consunti» prosegue la dottoressa. «Fanno i lavori più pesanti fno all’ultimo giorno della gravidanza. Quelle che abitano troppo lontano partorisco­no nel villaggio, con l’aiuto di levatrici che non possono affrontare eventuali complicazi­oni, né garantire condizioni igieniche ottimali. Se sorge un problema, mamma e bambino rischiano di morire». Ed è questo il tragico destino di 730 donne e 4.350 bambini ogni centomila nascite, un tasso di mortalità fra i più elevati al mondo. Ma oggi sono davvero tante le mamme che varcano il cancello del “Villaggio delle donne” di Masisi. Ad aspettarle c’è Agathe Farini Sena, soprannomi­nata “la Rosa di Masisi” per il suo inconfondi­bile camice rosa. Consulente dell’ospedale di Msf per la salute materna, ogni giorno si adopera per sostenere decine di donne che vivono tutte insieme nella “casa di attesa” del grande reparto da 76 posti letto. «Molte di loro sono vulnerabil­i, sfollate, vittime di guerra» racconta Agathe. «Ricevono una tazza, del dentifrici­o e un gomitolo di lana per lavorare a maglia un berretto per il loro bambino. Non vedo queste donne come delle pazienti: sono le mie fglie, con loro devo parlare, ballare, condivider­e». La salvezza di una donna signifca anche la sopravvive­nza di un’intera famiglia: per questo Msf ha lanciato la campagna di raccolta fondi Un parto sicuro salva

due vite. Fino al 4 ottobre, si possono donare due o cinque euro via sms o chiamata al numero 45509. Per garantire a una donna un parto sicuro bastano dieci euro. Oltre alle migliaia di nascite, nel 2014 Msf ha effettuato più di 23 mila visite tra pre e post-parto e ha raggiunto, con le sue cliniche mobili, anche i territori più lontani e inaccessib­ili.

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delle donne” fondato e gestito da Medici senza frontiere. La struttura accoglie ogni anno quattromil­a
partorient­i provenient­i da ogni parte della Repubblica democratic­a del Congo.
L’ambulatori­o di prima accoglienz­a del “Villaggio delle donne” fondato e gestito da Medici senza frontiere. La struttura accoglie ogni anno quattromil­a partorient­i provenient­i da ogni parte della Repubblica democratic­a del Congo.

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