Corriere della Sera - Io Donna
Storie di moda/ 1
Coltiva la memoria, senza cristallizzarla. Rimane fedele alla tradizione, ma rifuta la nostalgia. Regna l’indipendenza nella nuova era Gucci, disegnata da Alessandro Michele
L’anarchico innamorato: può essere definito così Alessandro Michele, lo stilista che sta segnando la nuova era della maison Gucci. Guardando le sue prime collezioni, il pensiero non va “al bello o al brutto”, ma viene rapito da un altro messaggio: la voglia di ridare agli abiti la loro forza rivoluzionaria. Come lui stesso ha spiegato, non capi per coprire bensì per raccontare. Marketing, blogger, social network avevano trasformato la moda in un superfciale firt: ora Alessandro apre il cuore degli scettici e regala una nuova passione a questa relazione.
Da innamorato sincero, nel suo sentimento non c’è spazio per i compromessi. Così, nelle collezioni, presenta subito un’idea di lusso completamente originale. Via il vecchio glamour “ingessato” delle sflate, basta moquette e lampadari di cristalli, ma nuove location e continue trasformazioni: un ex scalo ferroviario (per la collezione Primavera-Estate 2016 uomo), la classica passerella lunga e distante dal pubblico trasformata in una U con le sedute nel mezzo della scena (per il deflé Autunno-Inverno 2015/16 donna), un garage a New York nel cuore di Chelsea, adorno di tappeti
persiani e sedie da salotto borghese, con modelle che arrivano dalla strada entrando da una saracinesca (per la Resort 2016). Come ha perfettamente sintetizzato la giornalista Suzy Menkes: «Da tanto il lusso non aveva un’aria cosi romantica». Couture che si nutre di vita e libertà. Non vediamo più sflare la signora della buona borghesia milanese, né quella dell’Upper East Side, ma una donna che si muove nel mondo, che preferisce all’etichetta un mix di stile inafferrabile e consapevole. Una donna che ama i colori e i tessuti, ma non deve scegliere, può averli tutti: broccati e chiffon, matelassé e visone. La sua divisa? L’ha messa al rogo e passa con disinvoltura da tailleur rigorosi ad abiti futtuanti, da cappotti in pelliccia a pantaloni (fnto) stropicciati. Una donna che lascia i capelli sciolti e scompigliati e, se lo decide, sotto il soprabito non indossa niente.
alessandro disegna per la nuova donna di Gucci il potere di essere, a partire dallo stile, quello che vuole: «Ho cercato di focalizzarmi su una forte affermazione di sé, che andasse oltre ciò che è tradizionale e convenzionale. Desidero interpretare un’attitudine, non una silhouette. Restituire un senso di individualità, inteso appunto come libertà di espressione. Credo, infatti, che l’eleganza abbia a che fare con la libertà». Lo stilista italiano ha fatto sflare sin dalla sua prima collezione come direttore creativo uomini e donne vestiti allo stesso modo, modelli dai capelli lunghi con bluse di seta e bouquet di fori al posto delle cravatte, e ragazze con completi maschili e mocassini. La stampa ha gridato a una rivoluzione di genere, ma era invece il modo scelto da Alessandro Michele per riportare nel mondo della moda il concetto di indipendenza.
Una rivoluzione pacifca che non rinnega il passato, lo rielabora per conservarlo. Così, se si osserva con attenzione, elementi iconici di Gucci riemergono nei dettagli: nelle stampe foreali su completi pigiama, nei tessuti tapis
serie, nei mocassini, nel logo della nuova borsa a forma di shopper. Nelle mani di Alessandro, gli archivi della maison, di cui dopo 12 anni è un profondo conoscitore, tornano alla luce non per essere restaurati, ma manipolati. In un gioco tra passato e presente, dove gli abiti sono carichi di memoria, ma scelti dalla donna di oggi. Una visione estetica raccontata con puntualità prima in passerella, poi nella campagna pubblicitaria, infne in boutique. Le immagini fotografche e video dell’advertising presentano una metropoli fuori dal tempo, un luogo in cui si mescolano sogno e realtà, desiderio e momenti di vita. Un mondo surreale che si ritrova nel nuovo design per le vetrine dei negozi: luci a led turchesi e viola, porta abiti ruotanti, un grande serpente ricamato che striscia sul pavimento.
Dopo un’immersione nelle sue collezioni, è facile immaginare Alessandro Michele seduto al tavolino di un bar, in una piccola piazzetta, magari a Civita di Bagnoregio dove ha una casa, a leggere un vecchio libro di flosofa mentre guarda, rapito, una coppia di giovani innamorati, maschi o femmine che importa, che si baciano, liberi.