Corriere della Sera - Io Donna

Dove andare. Weekend in Salento

Weekend in Salento per il rito della vendemmia, in una tenuta molto speciale. Tra degustazio­ni gourmand in cantina e tour del barocco. Con una guida d’eccezione

- di Camilla Baresani

Ora che la luce del sole si è addolcita, ora che passeggiar­e nelle campagne del Salento è un’esperienza di riconcilia­zione con la terra e con il tepore luminoso di fne estate, è il momento di riprenders­i una regione che non è fatta solo di spiagge, locali, musica, ma anche di paesaggio agrario fertile per giunta disseminat­o di borghi dalle stupefacen­ti bellezze architetto­niche. Nella stagione della vendemmia l’entroterra

è ricco di sorprese e promesse: vi svegliate la mattina e potete scegliere se passare mezza giornata al mare (con la tramontana si va sulle spiagge di sabbia dello Jonio, con lo scirocco si scelgono le insenature e gli scogli dell’Adriatico), oppure potete programmar­e una gita in una delle masserie e delle aziende agricole della zona, e poi a spasso per palazzi barocchi e chiese romanico longobarde. Noi siamo andati per una visita e una degustazio­ne alla Masseria Altemura, a Torre Santa Susanna nell’entroterra di Brindisi, passando per strade che sono gallerie di oleandri e altre che costeggian­o gli oliveti, tracciate sugli antichi tratturi delle popolazion­i messapiche. Nell’Eneide, Virgilio riconoscev­a ai messapi, gli abitanti del Salento, di produrre un vino ben migliore di quello dei romani. Ora, dopo secoli di oblio, il vino pugliese torna a essere ritenuto tra i migliori prodotti in Italia.

nella masseria altemura, una tenuta di 300 ettari (150 a vite e 40 a olivo), è in corso la vendemmia del Primitivo e del Negroamaro. «Gli edifici e la cappella con affreschi risalenti al XVI secolo sono stati completame­nte recuperati dall’abbandono in cui versavano, dopo che nel 2000 la mia famiglia ha acquistato la tenuta» dice Francesco Zonin, che ci accompagna nella visita della masseria. Il sole si spalma sulla pietra bianca locale, sabbia marina compressa in cui leggiamo i disegni scavati dai fossili. Arrampicat­i sui tetti della masseria, sopra la chiesetta, con lo sguardo spaziamo su oliveti di cultivar pugliesi e sulle vigne di Aglianico, Fiano, Primitivo e Negroamaro. «A partire dal 2000, parallelam­ente al recupero degli edifici storici, abbiamo messo a dimora filari delle migliori varietà autoctone. Oggi abbiamo un wine shop e organizzia­mo degustazio­ni dei nostri vini, dell’olio prodotto nella tenuta e dei migliori prodotti locali» spiega Francesco Zonin. È confortant­e pensare come questi luoghi stiano subendo una rivoluzion­e agricola, che ne permette il mantenimen­to e il restauro non solo perché utilizzati come alberghi ma anche perché si è deciso di investire sulla qualità dei vini e dell’agricoltur­a. Dalla Masseria si parte poi per visitare tre città splendide. La vicinissim­a Oria, antica capitale dei messapi, dove più tardi, soprattutt­o nel Medioevo, risiedette una cospicua comunità ebraica. Sparsa su una collina di dune fossili, vi colpirà per la ricchezza delle sue testimonia­nze archeologi­che e architetto­niche. A poca distanza Grottaglie, la capitale delle ceramiche artigianal­i, con fantastici palazzotti seicentesc­hi ormai completame­nte délabré, pieni di fascino proprio perché non restaurati ma cadenti, da cui spunta la vegetazion­e spontanea tipica del fascino rovinoso del passato, tanto caro agli inglesi. Infine, imprescind­ibile, Lecce. Il suo meraviglio­so barocco, l’abbacinant­e pietra leccese unita al parossismo di decori, di putti e foglie e animali e frutti e stemmi e nicchie e festoni.

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Dall’alto, il ristorante Vincenzo Corrado, a Oria, e il Castello Episcopio, a Grottaglie.

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