Corriere della Sera - Io Donna
IL DONO DELLA CONSAPEVOLEZZA
in treno osservo una matura ed elegantissima signora che scruta una ragazza, classica (qui traduciamo malamente in “bellezza dell’asino”): pelle lucente, chioma voluminosa, glutei tonici che si elevano mentre sistema il trolley nel portabagagli. In una parola, estrogeni. Puoi curarti quanto vuoi: proprio non c’è gara. Dovevo avere quindici o sedici anni, stavo uscendo da scuola mangiucchiando una focaccia. Ricordo che una signora mi fermò per chiedermi quale rossetto usavo. «Quale rossetto?» le chiesi, ripulendomi dalle briciole. Semplice turgore ormonale. Continuo a osservare la signora, il suo sguardo sulla della fanciulla, le caviglie, la linea del collo, la pienezza del seno. So che cosa sta pensando. «Cara amica» vorrei dirle «non darti pena. Meglio di così non potresti stare». E vorrei anche dirle: «Sai quanta fatica ha da fare quella ragazza? Tutta la vita davanti. Molte gioie, ma anche molte pene». Se penso a me all’età della all’incoscienza, alle strepitose cretinate che avrei fatto, mi viene la pelle d’oca. Ho scherzato allegramente con il fuoco: tutto sommato non è andata male. «Cara amica» vorrei dirle «ti capisco. Ti vedi all’improvviso nello specchio di un negozio, e ti dici stupefatta: e chi è quella?». Non avresti mai detto che invecchiare è questo, non riconoscerti in uno specchio come per un malefcio - le fabe la sanno lunga - la lotta quotidiana per non smettere di somigliare a quella che senti di continuare a essere. Però, amica mia: la consapevolezza, il magnifco dono della consapevolezza.