Corriere della Sera - Io Donna

DI CORSA, CON LA GRANDE FAMIGLIA DELLE “PINK GIRLS”

L’appuntamen­to è a Valencia, il 18 ottobre. Fra le partecipan­ti della maratona, 11 atlete speciali, reduci da un tumore al seno e allenate dalla Fondazione Veronesi. Intanto, Gabriella, maratoneta a New York, pensa ai suoi gemelli. Una vittoria contro il

- Pink is Good pinkisgood.it, fondazione­veronesi.it), Pink is Good - Prevenzion­e seno obiettivo 100%: di ElenaMeli Pink is Good, Pink is Good.

Due gemelli, un maschio e una femmina. Hanno appena compiuto due mesi e sono la prova tangibile che la vita non fnisce con una diagnosi di tumore, ma anche il risultato più inaspettat­o del progetto voluto dalla Fondazione Veronesi ( che lo scorso anno ha portato alla maratona di New York dieci donne operate di cancro al seno. Una di loro, Gabriella Doneda, poche settimane dopo aver tagliato il traguardo a Central Park, ha scoperto di essere incinta.

«Un regalo che credo sia arrivato proprio grazie al percorso positivo vissuto per prepararmi alla maratona » racconta. «Correre in un gruppo affatato di donne che, come me, avevano alle spalle periodi diffcili di malattia è stato come riprendere in mano la vita un passo dopo l’altro, chilometro dopo chilometro, scoprendo che potevamo farcela, che il tumore ci aveva tolto tanto, ma non tutto: abbiamo trovato energie e risorse nuove, così grandi da permetterm­i poi di diventare madre. La corsa per me è uno sfogo, un modo per rifettere su me stessa e per reagire ai cambiament­i che ha portato con sé la malattia».

L’attività fsica, fondamenta­le per prevenire tumore e recidive assieme agli screening, è al centro della nuova campagna

in Italia, ancora oggi, tre donne su dieci, tra 50 e 69 anni, non si sono mai sottoposte a una mammografi­a, un esame sicuro e poco invasivo che aiuta nella diagnosi precoce. Scoprire un tumore al seno in tempo signifca avere il 98 per cento di probabilit­à di sopravvive­re: un messaggio che sarà al cento del prossimo appuntamen­to sportivo del progetto

la mezza maratona che si correrà a Valencia, in Spagna, il prossimo 18 ottobre.

allora gabriella sarà impegnata con i biberon ma, a dimostrare che il tumore non deve e non può vincere, ci saranno undici atlete. Fra loro Ilaria Spadola, un tumore scoperto a 28 anni e tanta voglia di trasformar­e il periodo più brutto della vita in un’occasione per (ri)provare belle emozioni e rinascere. «Correre è un riscatto, la dimostrazi­one che ce l’ho fatta, nonostante tutto. Farlo con la famiglia delle “Pink Girls” è un’esperienza preziosa, perché assieme ci aiutiamo e sosteniamo nei momenti più duri o tristi. Ho partecipat­o al progetto perché vorrei che anche le ragazze più giovani capissero che il tumore al seno può colpire tutte, anche chi ha meno di 30 o 40 anni: io sono viva perché mi sono informata e sottoposta a semplici controlli, basta un’ecografa all’anno. Il cancro viene e basta, nasconders­i non serve, servono piuttosto prevenzion­e e ricerca, come quella sostenuta dal progetto A Valencia corro perché vorrei dare un futuro ai fgli che spero di avere. E quel futuro passa dalla ricerca scientifca che ha salvato me e le altre compagne del mio gruppo».

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Il gruppo delle “Pink Girls” allenate dagli esperti della Fondazione Umberto Veronesi a sostegno del progetto

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