Corriere della Sera - Io Donna
Un puzzle d’amore (e d’arte)
Appuntamento il 28 ottobre, alle 19,30, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, dove sarà presentata opera che Enrico Magnani ha realizzato per la Fondazione Akbaraly ( un puzzle di 49 tessere dipinte a mano che saranno vendute singolarmente a favore della Fondazione impegnata ad Antananarivo, in Madagascar, a sostenere bambini, donne e uomini in diffcoltà. Dietro tutto ciò, il lavoro di una donna infaticabile e appassionata, Cinzia Catalfamo Akbaraly.
Come è nato il suo amore per questo Paese?
Nel 1993, io, milanese, ho deciso di seguire l’uomo della mia vita, mio marito, di origine indiana, che viveva e lavorava in Madagascar, un Paese meraviglioso per la natura e la popolazione pacifca, ma così povero da non lasciarmi indifferente.
Lei è rappresentante del governo d’Italia in Madagascar…
Ho ricevuto questa nomina nel 2000: una responsabilità che mi ha spinto a impegnarmi al massimo.
In che modo?
Ho avuto quattro fgli, sentivo il dovere di lavorare per i bambini che non hanno una famiglia, per questo ho creato la Fondazione Akbaraly. Poi, nel 2009, quando sono stata operata per un tumore al seno, ho conosciuto Umberto Veronesi. Ricordo che pensavo: “Sono vegetariana, faccio sport, vivo in un Paese poco inquinato, eppure mi sono ammalata”. Forse era destino che lo incontrassi, abbiamo parlato della necessità di fare prevenzione fra le donne del Madagascar. Lui mi ha aiutata con il primo di tanti progetti.
Lei parla spesso dell’amore e dell’arte.
L’amore è parte integrante della mia personalità, nella vita ho fatto scelte d’amore per me e per gli altri e questo ha sempre pagato. Quanto all’arte, la considero importantissma, in particolare l’idea di questa opera da dividere fra tante persone mi è parsa bella, coinvolgente. È come un abbraccio cosmico che ci avvolge tutti a fn di bene. A quarant’anni dalla tragica scomparsa, fno al 15 novembre, Forma Meravigli ( formafoto.it), a Milano, rende omaggio al regista, poeta e scrittore friulano con La vera Italia? Due inchieste di Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia - Comizi d’amore. Esposte fotografe di Mario Dondero, Angelo Novi e Philippe Séclier che ricostruiscono il lavoro di Pasolini giornalista (all’epoca lavorava come inviato speciale della rivista ma soprattutto acutissimo osservatore dell’Italia e dei profondi cambiamenti in atto nel Paese negli anni Cinquanta e Sessanta, quelli dal dopoguerra al boom economico. Completa la mostra il corto
(1956) di Maurizio Ponzi. A sinistra, foto di scena di di Mario Dondero.