Corriere della Sera - Io Donna
Gianna Nannini
Colpa forse della maternità recente che ti toglie per un po’ certi “ardori” e ti fa girare la vita intorno a Penelope, 5 anni, alla quale Gianna Nannini dedica l’ultimo album. Mentre a noi rivela cos’è rimasto di quell’adolescente sfrenata. Tra la musica
Mi sento un albero cresciuto che protegge con la sua ombra. Il mio nuovo disco esprime la felicità di vibrare uniti a qualcun altro, ma per me non è il momento dei colpi di fulmine. L’amore è come una canzone: ti arriva solo se arriva. A me è arrivato con mia fglia
C’è molta Gianna Nannini bambina nel video della canzone Vita nuova: in grembiulino rosa all’asilo, sorridente con orecchini e fiocco d’ordinanza nei capelli mentre abbraccia un cagnolino, e naturalmente, nel primo giro sulla bici a rotelle. « Penelope ha visto le foto e subito le ha baciate: avevi la mia età? Mi ha fatto tenerezza… Vita nuova l’ha sentita una volta e già la sapeva a memoria. È sveglissima, un fenomeno nei puzzle e nel giocare a briscola. E poi, parla tre lingue, scrive canzoni, ha una bellissima voce: ma non glielo dico, non faccio troppi salamelecchi». Vabbè, si capisce il tentativo, eppure basta la parola “Penelope”, e Nannini stira le labbra al sorriso, nella pulsione quasi involontaria, ben nota alle madri, dell’orgoglio verso la propria creatura. Chinarsi sulla propria infanzia per sintonizzarsi con quella di una fglia, c’entra parecchio con il nuovo cd Hitstory (esce il 6 novembre in versione doppia o tripla) che, a parte sei inediti, ripercorre la sua biografa musicale. «È anche un modo per raccontare a mia fglia chi sono. La sera, pure se dormo in piedi, le leggo sempre una fiaba: ora tocca alla mia ».
A quasi quarant’anni dall’inizio, Nannini ha conservato l’aria spiccia della rocker. Nel triangolo della faccia, così allegramente indifferente alle rughe, qualcosa d’imprevedibile è sempre a un passo dal prendere il sopravvento, come se nel duello tra caos e ordine si conosca già il vincitore. Anche la celebre voce scartavetrata va veloce, seguendo lampi d’impulso. «La voce più erotica del mondo: lo dice il mio batterista inglese Simon Philips, non io. Vengo dalla romanza pucciniana che ha il tempo dell’emozione, non del ritmo. Ho faticato a trovare un battito europeo dentro la melodia mediterranea ».
Eppure, non è tutto qui. E la storia della voce - come si è formata, che cosa è diventata - in una vita spesa a inseguire le onde sonore, appare il setaccio che ne trattiene meglio il senso, la scia lucente che indica la direzione. « Credo di aver avuto un trauma a 14 anni: avevo una sessualità molto pronunciata, pensavo solo a quello. Detto in
Credo di aver avuto un trauma all’età di 14 anni: avevo una sessualità molto pronunciata, pensavo soltanto a quello. Ed è come se la mia voce si fosse formata su quel calco
senese, ero una maiala... D’estate, a Viareggio, m’innamoro di Marco. Però sono terrorizzata perché il babbo mi ha spiegato: ora hai le mestruazioni, se vai con un ragazzo resti incinta… Così mi butto nel sesso, senza mai arrivare alla conclusione. Tutta la mia adolescenza è stata così: petting a mille e ritardare la prima volta. Ed è come se la mia voce si sia formata su quel calco, abbia assorbito l’eco di un richiamo sessuale inesauribile, perché a un passo dal limite». Sembra incredibile, ma all’epoca, metà anni Settanta, c’è ancora un’idea implicita che non appartiene solo a babbo Nannini, proprietario di una storica pasticceria: «Fare la cantante era un po’ come battere il marciapiede. Infatti, dopo l’esibizione nei locali di Milano, poteva arrivare l’offerta, più o meno velata, di un arrotondamento economico: quanto?».
In Italia si pensa di poter decidere per
un altro, vedi il riconoscimento nelle coppie omo del
figlio del partner. Ti fa schifo? Non lo fai. Ma non puoi imporlo ad altri
oggi nannini ha 59 anni, è madre di una figlia di cinque, ha scritto canzoni magnifiche. Che cosa rimane di quell’adolescente con la minigonna che il padre tagliò a pezzetti (e lei scappò in treno lasciando una lettera d’addio)? «Mi sento un albero cresciuto che protegge con la sua ombra. Vita nuova esprime questo: la felicità di vibrare uniti a qualcun altro. E l’ho imparato dall’amore per mia figlia. Quando facevo la maiala, che intendiamoci, va sempre bene, c’era un altro tipo di dedizione…».
Innamorarsi è un vantaggio o un intralcio quando scrive una canzone? «È una domanda che per me aveva senso una volta. La persona che ami può essere un’antenna che capta qualcosa. Eppure, non è l’ispirazione: quella persona è un caso. E magari, anche, un fastidio. Nella solitudine ho scritto le canzoni più belle». Per cantare l’amore bisogna scarnificarlo, riportare il cuore alla sua nuda essenza senza tempo: « Guardando indietro mi sento una suora. Se la tua missione è la musica, alla fine tutto le gira intorno. Un po’ come Santa Caterina in missione dal Papa per fargli cambiare idea ».
Ora però tutto gira intorno anche a questa maternità assorbente, lo spartiacque fi sso della vita nuova: «Non è questo il momento dei colpi di fulmine. L’amore è come una canzone: ti arriva solo se arriva. E a me non arriva. La fase ormonale dopo-parto che spegne certi ardori dura quattro o cinque anni. E c’è la vicinanza di Penelope, le energie vanno in quella direzione, come se il cordone ombelicale sia ancora lì a tenerci strette».
si capisce che fa ancora rabbia la polemica sull’età ai tempi della gravidanza: «Incredibile, in Italia c’è ancora l’idea che uno possa decidere per un altro. Vedi la discussione sul riconoscimento nelle coppie omosessuali del fi glio del partner. Ti fa schifo? Non lo fai. Però non puoi imporlo a chi la pensa diversamente. Durante la gravidanza temevo solo una cosa: che le cattiverie filtrassero dentro, nella pancia, facendo male alla bambina. Del resto non mi fregava, era un problema loro». All’interno della cover di
Vita nuova c’è uno strepitoso gioco dell’oca: ogni casella è una tappa della vita di Nannini. La forma ricalca il simbolo del Terzo Pa
radiso disegnato da Michelangelo Pistoletto, massimo artista contemporaneo con cui Gianna Nannini collabora da anni. Accanto ai due cerchi del segno matematico dell’infi nito, Pistoletto ne ha aggiunto uno centrale, quello della rinascita, il ventre materno che genera la vita.
«È stato profetico. Quando ho scritto Mama per la sua installazione non ero ancora incinta. Lui è potente, un grande stimolatore di creatività. Ti guarda e ti attraversa. Chissà, forse sono rimasta incinta di Pistoletto».