Corriere della Sera - Io Donna
TRA LE PAGINE DI UNO SCANDALO
La neonata urlante per niente “carina”. Il sangue della guerra, l’angoscia della malattia mentale. Immagini choc, che hanno fatto epoca. Un libro rievoca il coraggio di una rivista diversa da tutte le altre, foto che abbattevano paure. E ipocrisie
otto la cuffia alata da monaca ottocentesca, così simile all’aereo disegno di un’archistar, lei aveva le palpebre abbassate nell’estasi amorosa. Lui, di spalle, nel nero dell’abito talare, chinava appena di lato la faccia per sovrapporre meglio labbra a labbra in un casto bacio di superfice, solo un contatto senza approfondimenti. Era il 1991 e la benettonite, misto di provocazione e idealismo, voglia ecumenica e sfacciataggine commerciale, qualcosa da amare o magari odiare, galoppava a testa bassa da un pezzo nelle praterie della pubblicità. Un’eternità fa. Anche se la felicità dell’idea - la differenza dei colori che dalle magliette colava nella diversità della pelle, bianca, nera o gialla, poco importa - sprigiona intatta la sua essenza ora che si stappano bottiglie per anniversari pesanti: cinquant’anni dalla fondazione dell’azienda di Treviso, quasi trenta dalla prima campagna targata United Colors of Benetton (1986: poster di sei metri per tre) firmata da Oliviero Toscani, in una collaborazione iniziata nell’1982 e interrotta nel Duemila. E adesso, anche i primi 90 numeri del pluripremiato la rivista “che parla del resto del mondo” (sempre by Toscani col guru della grafica Tilbor Kalman), celebrata in un magnifico librone che raccogliendone la storia si china anche sulle origini, poiché il tempo trascorso ammette elegantemente un po’ di nostalgia sul mito della fondazione. Dice Luciano Benetton il patriarca di quella stagione, 80 anni compiuti quest’anno. «Volevamo una rivista diversa da tutte le altre…». E Toscani, quasi continua: «Perché il preservativo non andava bene, perché il prete che bacia la suora non andava bene, perché le croci di guerra non andavano bene…».
Infatti. 1991, nella cover del primo numero c’è una delle campagne più belle e più contestate: su fondo bianco si staglia la neonata Giusy al suo primo urlo