Corriere della Sera - Io Donna
“OGGI VADO DA PAPà (IN CARCERE) E DISEGNO CON LUI”
Nuvole nere, incidenti d’auto, pupazzi da film. Nel carcere di Milano Opera una onlus fa dialogare i detenuti con i figli in modo creativo. Perché bastano carta e matita per superare la vergogna
Sopra, papà e figli si trovano per stare insieme nel carcere di Opera, a Milano.
l tema di oggi è la rabbia e Daniela, bambinona di otto anni dai gesti delicati, ritrae il buffo personaggio rosso fuoco del film Poi, con la tempera avanzata, dipinge il palmo del padre Raffaele affinché
personalizzi la composizione con un’impronta scarlatta. Davanti a lei Gaia, troppo cupa per i suoi tre anni, schizza di verde i tatuaggi sulle braccia del padre Angelo, che non smette di guardare la piccola come scrutando una stella irraggiungibile. Sarebbe un mosaico di banalità familiari, se la luce del sole non finisse sui tavoli sfregiata dagli aloni delle sbarre. Siamo nella casa di reclusione di Opera, alle porte di Milano sud: 1.400 detenuti, reati pesanti. Narcotraffico, omicidio, associazione mafiosa macchiano le fedine penali di alcuni fra gli uomini che oggi, in due stanze dalle pareti giallo pallido, giocano con i figli grazie a un laboratorio d’arte che si tiene due sabati al mese.
Un progetto pilota per l’Italia che, oltre a liberare i sentimenti attraverso il disegno, permette a una ventina di bambini di trascorrere un paio d’ore soli con i padri, lontano dal grigiore dei colloqui regolamentari e senza mamme.