Corriere della Sera - Io Donna

Dope. Follia e riscatto.

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tipo: «il suo aspetto non è adatto al ruolo». Però una fidanzata nera per un uomo bianco è prevista solo nei film in cui si parla di questioni interrazzi­ali: questo non è razzismo? Non si può parlare di una storia d’amore e basta? Invece neanche ti prendono ai provini per il colore della pelle.

Lavoro a parte, il razzismo esiste nella sua vita quotidiana?

Certo. Mi è capitato di essere seguita nei negozi perché pensavano che avrei rubato qualcosa, per esempio. Il razzismo in America può sempre tornare fuori all’improvviso, anche quando sembra sepolto.

Che cosa dicono i suoi genitori del suo lavoro e delle sue scelte?

Mi hanno obbligato a finire la scuola superiore e a pensarci bene. Un’adolescent­e non è in grado di decidere: lo sembra solo eccitante, ma la realtà è diversa. Mia madre mi ha sempre detto: quando diventi un personaggi­o pubblico, non puoi più tornare indietro. In effetti in rete si parla spesso di lei e dei suoi fidanzati. Le dà fastidio il gossip? A volte le notizie sono cosi sbagliate che diventano divertenti. Per esempio mi hanno attribuito come fidanzati il mio migliore amico e mio cugino. Ho molti amici maschi, con alcuni siamo cresciuti insieme e capita di abbracciar­ci in pubblico, quindi è facile appiopparm­i un ragazzo. Ma non è importante, è solo sciocco. I suoi genitori si sono separati quando lei era piccola. In che rapporti è con suo padre? Siamo molto vicini, ci sentiamo ogni giorno. Nonostante il divorzio sono cresciuta con entrambi. Abbiamo avuto i nostri su e giù, durante l’adolescenz­a gli ormoni sono rabbiosi, e poi forse quando hai dei genitori in gamba vuoi comunque ribellarti, ma non sai contro chi e così complichi ancora di più le cose. Adesso, però, va bene.

Quanto l’ha influenzat­a la musica di suo padre?

Molto. Ma mi ha influenzat­o soprattutt­o il suo spingermi a fare esattament­e la musica che volevo fare. Anche lui è stato vittima di stereotipi, non è previsto che i neri suonino rock’n’roll...

Qualcuno le rinfaccia di essere “figlia di”?

Sì. Ma lavoro duro, ho fiducia nelle mie scelte e, qualunque cosa si dica, adesso non mi importa più.

Ha molti tatuaggi, qual è stato il primo?

Il mio nome a 18 anni, con questo piccolo disegno: serve a ricordarmi di amare di più me stessa.

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