Corriere della Sera - Io Donna
SEDUTI IN QUEL BISTROT...
Dopo averci raccontato i non-luoghi metropolitani, dove la nostra solitudine urbana cresce a dismisura, il francese Marc Augé, con il suo nuovo e imperdibile libro, ( Raffaello Cortina), rivaluta per tutti noi quello che per i francesi, più che uno spazio pubblico, è da sempre una seconda casa: il bistrot. Esercizio pubblico di difficile traduzione perché non è solo un bar con tavolini, né un ristorante con poche pretese, bensì un locale in cui si può sconfiggere l’isolamento causato dallo stress cittadino, coltivando relazioni con gli habitué, leggendo, scrivendo o solo guardando il mondo che passa. «Il bistrot non è un club e non esclude nessuno. È uno spazio aperto su altri spazi, sulla strada e sulla vita ». Per Augé, i centri commerciali, le stazioni, i grandi alberghi sono aree anonime prive di memoria, luoghi della modernità, deputati al passaggio frettoloso e nevrotico di un quotidiano malinconico. Tutt’altra musica l’ambiente del bistrot che ci riporta alla «nostra condizione umana di avventori curiosi e affamati di novità ».
La Francia è grande maestra di vita in questo campo, ma anche noi non scherziamo. Chi non conosce la gioia di lasciarsi cullare dal ritmo del cappuccino con cornetto del bar di quartiere dove le piccole conversazioni rituali sul tempo e il campionato di calcio ci traghettano con dolcezza verso la giornata lavorativa? Momenti ancora intimi perché vicini al risveglio, antiche consuetudini che ci regalano un’armonia forse illusoria con il mondo e appagano con poco il nostro bisogno di relazioni ormai sostituito, quasi del tutto, da Fb. Georges Simenon non avrebbe scritto una riga, se non fossero esistiti i bistrot. E io avrei un carattere più irascibile, senza la sosta al bar sotto casa. Ora, grazie ad Augé, so anche che: «In un bistrot possiamo trascorrere il tempo a lavorare, a studiare, a scrivere o semplicemente a guardarci attorno, osservando lo spettacolo della vita... Ci è data insomma la possibilità di sentirci esistere nello sguardo degli altri». E scusate se è poco. A differenza dei luoghi che nascono per essere di passaggio, testimoni di flussi più che di soste, queste oasi metropolitane sono invece un prolungamento dei nostri appartamenti, liberi però da bambini urlanti e piatti da lavare. Sono seconde case di micro-villeggiatura esenti da Imu, gravate solo dalla tassa di pochi spiccioli di mancia. In cambio, ci fanno rivivere la nota sindrome di “Seduto in quel caffè io non pensavo a te…”. Poi, d’improvviso, succede qualcosa. E, se non succede, basta l’eccitante sensazione di apertura sul mondo che ci fa sentire vivi anche solo per lo spazio di una consumazione.
fiore consigliato: perenne, a fiore doppio dalle sfumature rosa-arancio e giallo, che fiorisce da agosto a ottobre.
Dahlia Art Nouveau,