Corriere della Sera - Io Donna

TUTTI AL MUSEO D’ORSAY

- Illustrazi­one di Andrea Pistacchi Déjeuner sur l’herbe,

Ho ricevuto una lettera dal Museo d’Orsay di Parigi, una comunicazi­one per tutti gli amici del Museo, i frequentat­ori assidui, i possessori di tessere taglia-coda e abbonament­i. Il d’Orsay, per chi non lo conoscesse, • uno dei musei pi• belli del mondo, realizzato in una storica stazione parigina che portava i passeggeri fino nel cuore della cittˆ. La Gare d’Orsay venne inaugurata nel 1900, in occasione dell’Esposizion­e universale. Conteneva, nel suo ventre di metallo e vetro, anche un albergo e saloni pieni di stucchi e specchi per le feste, ma negli anni cadde in disgrazia a favore di strutture pi• moderne, rischiando l’abbattimen­to, come • avvenuto per i mercati del Forum des Halles. A salvarla fu un guizzo d’intelligen­za del governo di ValŽry Giscard d’Estaing che, grazie alla genialitˆ dall’architetto italiano Gae Aulenti, la trasform˜ nel Museo che oggi conosciamo. Ora il grande pachiderma che dorme sulla Senna accoglie una delle pi• straordina­rie collezioni d’arte del mondo e mostre inedite a ogni stagione. Una pausa al d’Orsay • sempre consigliab­ile. Io ho addirittur­a fatto il piccolo investimen­to di una tessera taglia-code per avere un accesso immediato: ormai vivo il museo quasi come una casa, un piccolo paradiso in cui cercare pace e ispirazion­e. C’• sempre qualcosa di nuovo che colpisce, un dettaglio nello sguardo dell’Olympia di ƒdouard Manet, o una sfumatura di verde che era sfuggito dal ma si pu˜ anche passare frettolosa­mente per le sale, salutando al volo le ballerine di Auguste Renoir, e fiondarsi al ristorante per uno spuntino di metˆ giornata. L“, fra ori e specchi, ci si pu˜ sentire una vera dama del Settecento, sogno proibito dei miei Carnevali, quando invece mi vestivano da olandesina o squaw.

Ora il Museo mi scrive e ho paura di leggere, perchŽ so di che cosa mi parlerˆ. Io sono triste, piena di parole e interpreta­zioni per quelli che ormai si chiamano - per cercare di ammorbidir­e il dolore - solo “i fatti di Parigi”. La lettera inizia proprio cos“, il lutto • arrivato fin dentro all’ultimo quadro ma, dopo il ricordo e la partecipaz­ione, il Museo chiede di essere coraggiosi e determinat­i, magari di portare borse pi• piccole per facilitare la sicurezza all’ingresso, ma di non rimanere a casa. Mai. PerchŽ i luoghi in cui si condividon­o cultura e bellezza fanno bene all’anima, sono la strada da percorrere nei momenti che spingerebb­ero all’odio. L’arte unisce le diversitˆ, non guarda alle differenze di pensiero e religione, • l“che dobbiamo volgere lo sguardo quando nel nostro cuore c’• sofferenza e confusione. Non a caso il messaggio si conclude perentorio: ÇTutta la programmaz­ione prevista • stata mantenuta e il d’Orsay vi aspetta insieme con i suoi abitanti storiciÈ. Il museo ha ragione e io accarezzo la mia preziosa tesserina nell’attesa felice di riutilizza­rla.

fiore consigliat­o: rosa scuro, rifiorente.

Rosa Auguste Renoir,

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