Corriere della Sera - Io Donna
MA LA SORVEGLIANZA DEI SOBBORGHI A RISCHIO VA ESTESA
La tattica della jihad in Europa è “fluida” e cambia target. Cercando nuovi “santuari” e allontanando i covi dal fronte operativo
anno fa a Verviers, in Belgio, volevano imitare i loro compagni iracheni facendo strage di poliziotti.
La pressione da parte dell’antiterrorismo su alcuni quartieri ha certamente l’effetto di rendere la vita difficile ai sospetti. Gli aspiranti mujaheddin sono costretti a stare in guardia, temono di essere infiltrati, diffidano, pensano che in giro ci siano troppe spie. In parte lo è. E allora è possibile che cerchino santuari altrove, dove ritengono di essere al sicuro, meno osservati. Le indagini sugli ultimi tragici eventi hanno dimostrato come lo Stato Islamico, nel Vecchio Continente, cerchi di perseguire la tattica della base di prossimità. Il covo è in un Paese, il fronte operativo in un altro. L’assenza di confini e di controlli ferrei permette spostamenti rapidi, i buchi nella rete di coordinamento tra apparati di nazioni diverse favoriscono i movimenti.
chiariamo: i tagliagole non sono invincibili e non hanno il dono dell’ubiquità. Ma bisogna abituarci all’idea che il terrorismo è opportunità, scatta quando può e non sempre in base a un piano sofisticato. Oggi, a volte basta, l’azione stessa. Non importano le circostanze né il risultato, spesso gli effetti sono ingigantiti dalla copertura mediatica. Un uomo con un coltellaccio in una via di Parigi si conquista facilmente un titolo, l’attenzione generale. Qualsiasi minaccia vera o virtuale non è più sottovalutata, nel dubbio si fermano aerei o si chiudono intere stazioni. Reazioni comprensibili che però alimentano l’idea che i nostri nemici siano ovunque.