Corriere della Sera - Io Donna
DANNI COLLATERALI
passo alcuni giorni a battagliare con certe femministe terzomondiste che sull’orrendo Capodanno di Colonia, una piazza Tahir nel cuore dell’Europa, rifiutano di assumere ciò che è stato: un attentato organizzato alla libertà femminile, un terribile “sgarro” - nella logica dei violentatori - ai molli maschi occidentali che non sanno tenere “sotto” le donne, che permettono loro di studiare, lavorare, girare sole per strada, guidare l’auto, perfino di diventare premier. Alcune arrivano perfino a sostenere che l’intenzione del commando era “solo” rubare, che molestie e stupri sono stati “danni collaterali”. I violentatori di Colonia erano tutti o quasi migranti. Convenire su questa realtà non significa dichiarare che tutti i migranti sono violentatori, o che contro il dispositivo dello stupro, consustanziale al patriarcato, non si debba lottare anche nell’Occidente illuminista: non per caso la battaglia contro il femminicidio è nata qui. Ma non voler vedere quello che è stato produce effetti paradossali: la misoginia di quelle “femministe”, che tra il migrante e la bionda “borghese” tedesca sceglie di stare dalla parte del primo, trovandogli mille attenuanti (dalla solitudine sessuale alla condizione di marginalità); e una forma di subdolo razzismo, per cui quello che chiediamo ai maschi occidentali - rinunciare alla postura del dominio sulle donne - non possiamo chiederlo con altrettanta forza ai maschi non occidentali, in nome di un pietistico e peloso rispetto della loro “cultura”, del loro modo di intendere i rapporti tra i sessi, dell’ingovernabilità dei loro impulsi. Pericolo massimo, per le donne e per tutti.