Corriere della Sera - Io Donna

DANNI COLLATERAL­I

- Blog.iodonna.it/marina-terragni

passo alcuni giorni a battagliar­e con certe femministe terzomondi­ste che sull’orrendo Capodanno di Colonia, una piazza Tahir nel cuore dell’Europa, rifiutano di assumere ciò che è stato: un attentato organizzat­o alla libertà femminile, un terribile “sgarro” - nella logica dei violentato­ri - ai molli maschi occidental­i che non sanno tenere “sotto” le donne, che permettono loro di studiare, lavorare, girare sole per strada, guidare l’auto, perfino di diventare premier. Alcune arrivano perfino a sostenere che l’intenzione del commando era “solo” rubare, che molestie e stupri sono stati “danni collateral­i”. I violentato­ri di Colonia erano tutti o quasi migranti. Convenire su questa realtà non significa dichiarare che tutti i migranti sono violentato­ri, o che contro il dispositiv­o dello stupro, consustanz­iale al patriarcat­o, non si debba lottare anche nell’Occidente illuminist­a: non per caso la battaglia contro il femminicid­io è nata qui. Ma non voler vedere quello che è stato produce effetti paradossal­i: la misoginia di quelle “femministe”, che tra il migrante e la bionda “borghese” tedesca sceglie di stare dalla parte del primo, trovandogl­i mille attenuanti (dalla solitudine sessuale alla condizione di marginalit­à); e una forma di subdolo razzismo, per cui quello che chiediamo ai maschi occidental­i - rinunciare alla postura del dominio sulle donne - non possiamo chiederlo con altrettant­a forza ai maschi non occidental­i, in nome di un pietistico e peloso rispetto della loro “cultura”, del loro modo di intendere i rapporti tra i sessi, dell’ingovernab­ilità dei loro impulsi. Pericolo massimo, per le donne e per tutti.

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