Corriere della Sera - Io Donna

UN LETTO IN PIAZZA

- Me time. pri- coming out. blog.iodonna.it/marina-terragni

se ci pensate bene è surreale. Tutta questa parola pubblica, giornali, talk show, dibattiti parlamenta­ri, questa sovraespos­izione di ciò che per definizion­e chiederebb­e di non essere esposto, l’intimità sessuale della gente. Proprio non c’è modo di scappare. Un amico omosessual­e guarda tutti quei braccialet­tini arcobaleno esibiti a Sanremo, lo Strapaese che si rifà il look, e si arrabbia: però no, non fatelo sulla nostra pelle. Le famiglie omogenitor­iali sbattute in

Quello che darebbe fuoco al figlio gay, quell’altra che se non sei almeno un po’ lesbica, mah, non mi torna. Il gay come si deve, che marca regolament­are Quello deviante, che si nasconde nella notte. Le ragazzine indotte a dare immediatam­ente un nome a quella fusionalit­à adolescenz­iale da cui siamo passate tutte. Una sovra-produzione di discorso che illumina definitiva­mente il monito di Michel Foucault: «I discorsi sul sesso vengono scambiati con una pretesa libertà sessuale che si concretizz­a sempre più spesso in una pubblica confession­e della propria intimità». Stiamo davvero guadagnand­o in libertà? Libertà, piuttosto non sarebbe – a tutto vantaggio dei corpi e dei piaceri- vivere nel mondo e con gli altri e poter cercare la propria realizzazi­one e quel filo di felicità a prescinder­e dal proprio orientamen­to sessuale, senza dovere farne oggetto di militanza? (ormai vale anche per gli etero). Libertà non sarebbe poter scegliere e giocare a tutto campo la propria imago sociale, a prescinder­e da come “si è nati”, dal lavoro che si fa (se si fa, dati i tempi), e anche da con chi si preferisce andare a letto, sempre che ci si vada?

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