Corriere della Sera - Io Donna
UN LETTO IN PIAZZA
se ci pensate bene è surreale. Tutta questa parola pubblica, giornali, talk show, dibattiti parlamentari, questa sovraesposizione di ciò che per definizione chiederebbe di non essere esposto, l’intimità sessuale della gente. Proprio non c’è modo di scappare. Un amico omosessuale guarda tutti quei braccialettini arcobaleno esibiti a Sanremo, lo Strapaese che si rifà il look, e si arrabbia: però no, non fatelo sulla nostra pelle. Le famiglie omogenitoriali sbattute in
Quello che darebbe fuoco al figlio gay, quell’altra che se non sei almeno un po’ lesbica, mah, non mi torna. Il gay come si deve, che marca regolamentare Quello deviante, che si nasconde nella notte. Le ragazzine indotte a dare immediatamente un nome a quella fusionalità adolescenziale da cui siamo passate tutte. Una sovra-produzione di discorso che illumina definitivamente il monito di Michel Foucault: «I discorsi sul sesso vengono scambiati con una pretesa libertà sessuale che si concretizza sempre più spesso in una pubblica confessione della propria intimità». Stiamo davvero guadagnando in libertà? Libertà, piuttosto non sarebbe – a tutto vantaggio dei corpi e dei piaceri- vivere nel mondo e con gli altri e poter cercare la propria realizzazione e quel filo di felicità a prescindere dal proprio orientamento sessuale, senza dovere farne oggetto di militanza? (ormai vale anche per gli etero). Libertà non sarebbe poter scegliere e giocare a tutto campo la propria imago sociale, a prescindere da come “si è nati”, dal lavoro che si fa (se si fa, dati i tempi), e anche da con chi si preferisce andare a letto, sempre che ci si vada?