Corriere della Sera - Io Donna

Ho imparato da mia nonna Francesca a considerar­e il tempo un alleato: mette a posto le cose e le cura

- Cy. surroga-

pace. Era la donna più bella del mondo: mia madre al confronto non era niente. Mi insegnava a cucinare e mi raccontava storie. Insisteva moltissimo sul fatto che il dolore non insegna, non serve a nulla, che dobbiamo sotterrare quello che è accaduto sennò non si va avanti. Ricordo che volevo studiare il tedesco e mamma: “In questa casa il tedesco non si dovrà sentire mai” (aveva le sue ragioni, visto che era cresciuta a Milano sotto i bombardame­nti...). Nonna la riprendeva: “Lascia che impari quel che vuole. Coltivare la rabbia danneggia”. E ripeteva: “Bisogna allearsi al tempo, che mette a posto le cose, cura”. Non ha nessun rimpianto? No. Quando avrò 90-95 anni (la mia intenzione è di arrivare a quell’età) potrò dirmi: ho fatto tutto quel che ho sentito di fare. Come festeggerà, intanto, i 60? Sarò in Cile per un concerto. Quando non lavora, giornata tipo? Indaffarat­issima, con i miei figli. Diego e Tadeo (per loro sì che organizzer­ò un party!) stanno per compiere cinque anni. Ivo e Telmo, invece, ne avranno cinque a ottobre. Mia madre abita assieme a me, in questo posto meraviglio­so e tranquillo a Panama. È tornato là dove tutto partì. Non capivo perché sono nato qui: mia madre accompagna­va mio padre in tour “taurino” nell’America centro-meridional­e, poteva accadere ovunque... Adesso prende un senso. Stando a Madrid soffrivo quando dovevo lasciare i piccoli per le tournée, invece Panama è equidistan­te dalle capitali d’America (dove ho il grosso del lavoro): posso rientrare spesso. Quando ha avvertito un’esigenza così forte di paternità? Dopo i 40 anni, capitava il lunedì e il giovedì. A poco a poco è aumentata: si è presentata ogni giorno della settimana e mi sono messo a pensare al modo. Volevo una situazione chiara, in cui nessuno potesse portarmeli via: sono figlio di divorziati, ho visto tante coppie sfasciarsi e usare i bambini come arma. Così ho deciso di andare negli Stati Uniti e di averli via

Come si dice in italiano? Si chiama “maternità surrogata” ed è al centro delle critiche per la mercificaz­ione del corpo della donna. E certo, voi avete il Vaticano... Se migliaia di persone che - per ragioni diverse - non riuscivano ad avere una famiglia, grazie a queste pratiche ci riescono, non è un progresso? E i bambini saranno molto amati perché molto desiderati, molto cercati.

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