Corriere della Sera - Io Donna
STRATEGIE IN AULA
dai tragici fatti di parigi del 13 novembre dello scorso anno, il presidente del Consiglio ha istituito una sorta di comitato di crisi parlamentare che si incontra con regolarità quasi ogni settimana. E infatti questo organismo si è riunito anche dopo gli attentati di Bruxelles. Ne fanno parte, oltre, naturalmente, a Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, quello dell’Interno Angelino Alfano, e tutti i capigruppo del Senato e della Camera, sia di maggioranza che di opposizione. Persino i leghisti e i grillini non disertano questo appuntamento che il premier ha voluto per dare un’impronta bipartisan alla lotta al terrorismo. Capita, a volte, che ci siano delle polemiche, ma in genere tutto si svolge in un clima da “unità nazionale”. Racconta chi ha partecipato a questi consessi che persino il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, solitamente incontinente e violento nelle sue quotidiane esternazioni pubbliche contro il premier, quando si trova in quelle riunioni di palazzo Chigi tende a controllare la sua esuberanza. Ma c’è una pulsione che il presidente dei deputati “azzurri” non riesce proprio a tenere a bada. Quella che lo porta a tentare sempre di parlare prima del collega di partito Paolo Romani, capogruppo al Senato. Secondo molti lo fa per accreditarsi come il più importante dei due. Più maliziosamente, secondo i renziani, lo fa per “dare meno spazio a Romani che sulla politica estera è più ferrato di lui”.