Corriere della Sera - Io Donna
LA FRAGILE BELLEZZA DI UNA GENERAZIONE
la prima cosa che colpisce, nel vedere le foto della tragedia di Tarragona, è quanto fossero belle le ragazze uccise o ferite nell’incidente. Ho pensato a quando vengono in casa gli amici di mio figlio: il più basso è un metro e novanta, molti hanno gli occhi azzurri. La mia generazione non era così. Quando mi capita in mano una foto della mia classe di ginnasio, primi anni Ottanta, al confronto dei ragazzi di oggi sembriamo scugnizzi dell’anteguerra: eppure eravamo i figli degli anni Sessanta, il tempo in cui finalmente tutti gli italiani hanno cominciato a mangiare. Credo che mai nella storia gli uomini e le donne siano diventati più alti e più belli in un tempo così breve. Purtroppo a volte l’impressione è che i nostri adorati figli siano cresciuti rispetto a noi soltanto in altezza. Sotto certi aspetti sono più fragili. Hanno prospettive di lavoro più incerte, senza aver sviluppato una maggiore disponibilità al sacrificio, anzi. Di sicuro leggono meno libri, hanno consumi culturali molto diversi. Il ’700 è stato il secolo del teatro, l’800 del romanzo, il ’900 del cinema e nella seconda metà della televisione, oltre che dei giornali. Questo è il secolo della rete. Che fa tutto a pezzetti, riduce tutto a coriandoli, e li disperde per aria. Le due ore di un film sono un tempo infinito per menti abituate al ritmo sincopato di whatsapp e di Youtube. E anche noi guardiamo il telefonino, per avere notizie dei ragazzi, e tentare di capire se e quando tornano a casa.