Corriere della Sera - Io Donna
Il mio grosso grasso matrimonio greco 2
la sceneggiatura, con levità e dolcezza affronta ancora il tema del rapporto tra genitori e figli, quello della conservazione e preservazione dell’amore nella mezza e tarda età e persino i rapporti omosessuali in una società come quella degli immigrati greci. Insomma non tralascia nulla, con ironia e onestà intellettuale. Come nella prima ammissione, molto personale, che fa. «Dopo lo straordinario successo del film i produttori mi chiesero di scrivere il seguito, ma io rifiutai perché non avrei potuto raccontare emozioni e sensazioni che non avevo provato: sarebbe stato falso, avrei deluso gli spettatori. Toula e Ian diventano genitori al termine della storia, un finale che scelsi augurandomi che fosse di buon auspicio per me che stavo tentando di diventare madre». Si è sottoposta anche alla fecondazione in vitro. Poi lei e suo marito, l’attore Ian Gomez (che ha una parte nel film), avete scelto l’adozione. Nel 2008 abbiamo adottato Ilaria. Aveva tre anni. Una scelta bellissima, di cui mi faccio sponsor anche nel film. Amo la maternità, ho sempre avuto una predisposizione naturale verso questa forma di amore così profondo e intenso. Sono diventata madre in maniera repentina e inaspettata ma di lì a poco ho compreso tutte le paure, le gioie e anche il panico di una mamma. Il giorno in cui ho portato Ilaria per la prima volta all’asilo nido non volevo staccarmi da lei: mi sono resa conto di essere come i miei genitori. Ed è così che mi è venuta l’idea del sequel. In cui sua figlia Paris, interpretata da Elena Kampouris, come una Toula adolescente, tenta di affrancarsi dal suo asfissiante parentado andando al college. Mi ricordo che nella comunità greca di Winnipeg fui la prima a partire per l’università. Mio padre mi diceva che dovevo tornare subito a casa e quando seppe da mia madre che mi ero comperata un divano letto pianse per l’intero weekend. Sto già pensando a come farò quando Ilaria andrà al college, per non impazzire dovrò seguirla, prendere una seconda laurea e dividere la stanza con lei. Tra lei e John Corbett c’è una chimica che, almeno sul piccolo schermo, ricorda quella tra Leo DiCaprio e Kate Winslet. Quando gli ho telefonato per domandargli se voleva tornare a essere Ian, la prima cosa che gli ho chiesto è stata se voleva baciarmi ancora. E lui ha risposto sì, Ci vogliamo bene davvero, è raro in un mondo cinico come quello del cinema. Per me un film è come una favola che si racconta ai bambini prima di spegnere la luce della cameretta, deve essere un viaggio nella bellezza e nella fantasia e John non poteva che essere il principe ideale. La vostra corte di parenti invece non sarebbe troppo ingombrante nella realtà di tutti i giorni? Matrimonio e famiglia sono sinonimi. Non avere segreti per il tuo nucleo familiare allargato può essere soffocante, ma io rinuncio volentieri alla privacy in cambio del conforto che si prova a essere abbracciati e confortati da una zia quando qualcosa va storto. I miei genitori, fratelli e cugini veri compaiono anche in questo film. E il mio vero papà pensa ancora che i greci abbiano inventato tutto.