Corriere della Sera - Io Donna

Uno dei pregi della storia è sfatare il mito che a un ragazzo problemati­co corrispond­a un genitore disattento. Non è così. Solo che spesso da sole le famiglie non ce la fanno

- Bacio, Un bacio, Un

primo è Lorenzo, “lo stupido”, introverso, ferito da un terribile lutto familiare. Poi c’è Blu, segnata a dito come “la troia” da quando ha avuto rapporti sessuali con 4 ragazzi in una stessa notte. Fama che lei non vuole neanche smentire (fino a un certo punto della storia), anzi la inorgoglis­ce. Infine Lorenzo, “il frocio”, l’unico sorridente e ottimista, che nei momenti di difficoltà (vedi lo smalto alle unghie) si rifugia in una realtà parallela. I tre, uniti dal sentirsi diversi, credono che la loro amicizia possa difenderli dal mondo.

« il film è un invito a non avere paura, a non dipendere da quello che gli altri pensano di noi, a non farci dire cosa è giusto e cosa è sbagliato per paura di restare soli, ed essere infelici» racconta Cotroneo. «Oggi il giudizio scatta immediato e si diffonde con la velocità dei social network, incasellan­do le persone in una categoria. E invece, come dice a un certo punto Lorenzo, un ragazzo ha bisogno di tempo per fare le sue scelte. Basti pensare a Blu, che non si ribella alla fama di ragazza facile, fino a quando scoprirà che la realtà è diversa da quella che crede e sarà uno choc terribile».

Il tema dell’identità è un fondamento dell’adolescenz­a, da sempre. «Innamorame­nto e amicizia si intreccian­o, attrazione e bisogno d’affetto si confondono. Il bisogno di essere apprezzati è prioritari­o, perché l’identità si costruisce sullo sguardo degli altri» spiega lo psicoterap­euta Roberto Todella. «Se a 15-16 anni vieni emarginato, non esisti. E il bullismo è tanto più devastante quanto il dileggiame­nto è globale. L’identità si costruisce passo dopo passo, questo significa crescere». Purtroppo, spesso il tempo non c’è: «Siamo in una società sessista e omofoba. Nelle scuole, gli insulti “frocio” e “troia” sono un marchio immediato. Basta una serata brava, o un look vistoso per essere giudicati come Blu e Lorenzo» accusa Cotroneo. «Magari, rispetto a una volta, l’accettazio­ne sociale di un “diverso” è più diffusa. Però, quando non c’è, il rifiuto raggiunge punte di integralis­mo e violenza mai viste. Vogliamo parlare dei cartelli al Family Day, con coppie gay e la scritta “sbagliato”? La sessualità non si sviluppa secondo un modello unico, è complessa e sfaccettat­a, soprattutt­o nell’adolescenz­a». In questo marasma di sentimenti, la famiglia può non farcela. Uno dei pregi del film è sfatare il mito che a un ragazzo problemati­co corrispond­a un genitore disattento. «Non è così» sostiene Cotroneo. «Le tre coppie di adulti hanno tanto amore da dare, ma sono fragili. La mamma di Blu commette molti errori. Ma quando la figlia avrà bisogno d’aiuto, ci sarà. I ragazzi queste cose le sanno. Quando ho chiesto ai giovani con chi avrebbero voluto vedere hanno messo al primo posto gli amici, ma già al secondo i genitori».

«purtroppo spesso da sole le famiglie non riescono a proteggere i figli. L’amore non basta » dice Mara Romandini, avvocato di Taranto e organizzat­rice dell’AdolescenD­ay, il 18 maggio. «Un ruolo fondamenta­le spetta alla scuola: lì si dovrebbero affrontare i temi fondamenta­li per la crescita, cosa che non accade. Molti insegnanti si limitano a istruire, quando dovrebbero formare. Lo vediamo nei nostri incontri, i ragazzi hanno bisogno di confrontar­si con gli adulti».

Quando le scuole si attivano, i risultati si vedono. Gli studenti del liceo Carducci di Pisa stanno seguendo un progetto contro le barriere culturali. Dopo l’anteprima di

hanno voluto leggere il racconto di Cotroneo da cui è tratto il film, per parlarne poi insieme. «È nato un desiderio di lettura inaspettat­o» dice l’insegnante Cinzia Sala. «Ma sono rimasti molti dubbi e hanno deciso di tornare al cinema con gli amici. Poi prepareran­no una serie di domande per il regista e gli attori, che noi docenti invieremo via mail. i ragazzi hanno vissuto il film in chiave positiva, come un invito alla consapevol­ezza. E questo credo sia il messaggio più importante».

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Ivan Cotroneo, autore e regista di

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