Corriere della Sera - Io Donna

I GIORNI IN CUI È MEGLIO NON FARE BATTUTE

- Blog.iodonna.it/claudio-sabelli-fioretti

io appartengo a quella generazion­e di persone delle quali si dice che non hanno conosciuto la guerra e i suoi orrori. È vero. Io non ho conosciuto la guerra. E nemmeno ho conosciuto i suoi orrori. Ma la guerra c’è stata durante i settanta anni della mia vita. E ci sono stati anche gli orrori. Solo che non erano dalle mie parti. Dalle mie parti c’erano il benessere, la democrazia, lo sviluppo, la pace... Gli orrori non li vedevo e non me li raccontava nessuno. E se me li raccontava­no lo facevano con garbo e con distacco. Con delicatezz­a. Invece con entusiasmo e con passione mi raccontava­no la ricchezza, il frigorifer­o, la television­e a colori, la libertà. C’era gente che moriva tutti i giorni. Ma lontano. Scontri, massacri, battaglie, bombe, la gente nel mondo moriva. Ma non ci riguardava. E poi moriva anche di peste, di fame, di povertà. Ma lontano da noi. E così noi potevamo continuare a vivere sereni, senza nemmeno dover fingere sofferenza. Ha scritto nei giorni scorsi Francesca Fernario, autrice e scrittrice satirica: “Ci sono giorni in cui odio essere pagata per fare battute”. E odia che ci siano giorni in cui si decide che sia meglio non fare battute. Ma quei giorni ci sono tutti i giorni. Ci sono sempre stati. Perché, si chiede Francesca, non si è così sensibili quando a saltare in aria non sono le vittime innocenti europee che potremmo essere noi ma le vittime innocenti di altri Paesi? Perché a Francesca non viene chiesto di non fare battute quando salta in aria l’ospedale siriano?

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