Corriere della Sera - Io Donna
Dietro le apparenze spesso c’è un lato oscuro e non sono l’unica a essere affascinata dalla possibilità di sapere cosa si nasconde sotto la patina pulita e ordinata
la decisione di dedicarsi ai figli più che alla carriera. I ragazzi oggi sono grandi – 20 e 17 anni –, lei può ritirarsi nella rimessa in fondo al giardino a scrivere, senza sensi di colpa. «Non ho mai smesso di lavorare, ma in questo ambiente è tutto o niente, è difficile fare le cose a metà» precisa. Anche Catherine, la protagonista di
è una documentarista, che però fa la scelta opposta, torna al lavoro a tempo pieno. Le somiglianze, più o meno, terminano lì. Da dove è arrivata l’idea per il libro? Dalla realtà. Prima di scrivere
ho scritto un altro romanzo, che però non è mai stato pubblicato. Parlava di una lunga amicizia, vera, e di un fatto realmente accaduto. Quando stavo per finire la prima stesura mi sono resa conto che dovevo assolutamente spedirlo a lei, la mia amica. Così gliel’ho inviato. Ci ha messo un’eternità a leggerlo e a farmi sapere cosa ne pensava. Di quel libro non se n’è fatto nulla, ma mi ha fatto pensare a cosa proverei se all’improvviso mi arrivasse un libro che parla di me. Il primo romanzo che ha scritto non è stato pubblicato. Cosa l’ha convinta ad andare avanti? Con quella storia avevo trovato un agente, ma nessuna casa editrice l’ha voluta. Non è bello sentirsi dire tanti no, eppure è stato utile. Mi ha fatto capire che per me scrivere era importante e che lo facevo per me, non per soldi o per trovare successo. Con
ancora non riesco a credere che i diritti siano stati venduti in una trentina di Paesi e che ne possa