Corriere della Sera - Io Donna

PADRI SENZA PAURA

- Lettera al padre Lettera, blog.iodonna.it/barbara-stefanelli

il 19 marzo ho ripreso in mano la di Franz Kafka. Un testo tormentato, scritto nel 1919 e mai inviato. Le qualità del genitore che l’autore elenca tracciano l’immagine del capo famiglia di inizio Novecento così come per secoli si era preservata. L’uomo vero che esprime rigore e appetito, forza e intensità vocale, salute e presenza di spirito. Hermann Kafka faceva paura al giovane figlio al quale rimprovera­va di non occuparsi “del negozio e della fabbrica”, di non avere senso della famiglia, di essere un piccolo ingrato. Il risultato - scrive quello che sarebbe stato riconosciu­to universalm­ente come un genio della letteratur­a - è “una sensazione di nullità”. Le pagine corrono tra episodi lontani ed emozioni sempre in circolo. Passano sul ballatoio dove il bambino veniva lasciato in pigiama quando “frignava” di notte; finiscono nel piatto dove gli ossi “non si potevano rosicchiar­e, ma tu lo facevi”. A metà arriva la citazione per la madre “infinitame­nte buona” che si ritrova a svolgere “il ruolo del battitore durante una partita di caccia”. Una mamma protettiva, ragionevol­e, compensatr­ice. Ma era il padre, infine, “la misura di tutte le cose”. C’è molto altro nella ci sono tutte le sfumature del dolore furibondo che un rapporto svuotato di ogni intimità e fiducia genera nel figlio. A noi resta la gioia per i nostri nuovi padri, che con noi hanno cambiato la misura delle cose. Che sono presenti dentro le case, non solo “fuori”. E che attraverso questa presenza incoraggia­no i figli maschi a inventarsi un modello libero di virilità e le figlie femmine a cercare se stesse senza paura (degli uomini).

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