Corriere della Sera - Io Donna

LA PROMESSA DI MARIAPIA

- Una storia quasi perfetta,

stimo molto mariapia veladiano, la trovo una scrittrice pura, sia per il nitore dello stile sia per la pulizia del linguaggio, e la protagonis­ta del suo ultimo romanzo -

Guanda - le assomiglia: Bianca, insegnante di pittura in un liceo delle arti, che disegna fiori e grazie a questi si lega al proprietar­io di un’azienda di design. Ho letto il libro alla ricerca di uno spunto, e ne ho trovati molti: il rapporto di forza sotteso a ogni amore, la tenerezza per il figlio Gabriele - Mariapia Veladiano è un insegnante e si vede bene che ama i propri allievi -, il ritmo affidato a dialoghi serrati che rendono il romanzo davvero perfetto per una trasposizi­one teatrale, o per un film francese con un’attrice come Isabella Adjani o Emmanuelle Béart (nella versione precedente al passaggio del chirurgo plastico). Ma la vera rasoiata arriva all’ultima pagina. I finali dei romanzi non si raccontano, ma questa frase ve la posso dire: “Comunque lui era sicuro di non averle promesso niente”. Quante volte, al momento di chiudere una storia, o più frequentem­ente di lasciare che lei o lui la chiuda, abbiamo pensato come a una consolazio­ne: non le/gli ho promesso nulla. Chissà se è correttezz­a o ipocrisia. Se dopo ci si sente migliori, più vivi, pronti a ripartire; oppure si è più deboli, come quando ci si è amputati un pezzo di sé.

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