Corriere della Sera - Io Donna

“IL FUTURO DEL LAVORO DIPENDE DALLE DONNE”

Ne è convinto Angelo Trocchia, presidente e ad di Unilever Italia. Azienda in cui il 38 per cento del management è in mani femminili. E dove la maternità è considerat­a un’opportunit­à da sfruttare in termini di leadership

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Non raggiunger­emo mai la paritö a meno che ciascuno, ragazzo, ragazza, uomo e donna, non sia coinvolto». Emma Watson, ambasciatr­ice della campagna Onu contro le differenze di genere, al Forum di Davos, ha ricordato che la vera sfida si gioca sul lavoro: un traguardo socio-economico che, in dieci anni, farebbe crescere il Pil mondiale di 28 mila miliardi di dollari. «Se devo pensare al perché le cose non stiano ancora funzionand­o come dovrebbero, allora penso anche al fatto che il mondo è sostanzial­mente guidato dagli uomini» commenta Angelo Trocchia, presidente e ad di Unilever Italia. Con il suo 38 per cento di manager donna (contro il 14 della media nazionale), la multinazio­nale, presente in 190 Paesi, dimostra quanto la sia un fattore strategico. L’azienda ha intrapreso anche in Italia un percorso di valorizzaz­ione del lavoro delle donne, garantendo­ne la rappresent­anza in tutte le funzioni e ai vertici. «Andare alla ricerca di talenti femminili è solo il primo passo» avverte Trocchia. «Il vero salto di qualità è far sì che, attraverso loro, la

entri nelle discussion­i, alimenti le politiche aziendali, generi valore». Una posizione illuminata che riguarda anche la tutela della maternità, in un Paese in cui una donna su quattro si ritira dal lavoro dopo l’arrivo del primo figlio. «Una perdita enorme. La maternità è un’opportunit­à, non un problema» dice Constantin­a Tribou, vice presidente risorse umane Unilever per Italia, Grecia e Portogallo. «Quando diventano madri, le donne acquisisco­no caratteris­tiche di leadership che, in altre condizioni, richiedono anni di studio: lo sviluppo dell’empatia, il time management, il far crescere qualcuno secondo il suo potenziale». In Unilever l’agile

è una realtà: non si timbra il cartellino, l’orario è flessibile ed è possibile lavorare da remoto. «Facciamo sì che le dipendenti raggiungan­o i risultati con un sereno equilibrio tra vita privata e lavoro» prosegue Tribou. Nella sede di Roma è stata inaugurata anche una sala per l’allattamen­to e ogni neomadre riceve un con info e prodotti.

ma c’è un obiettivo più ambizioso che Unilever persegue, in alleanza con università, fornitori, clienti: «Creare nel mercato un vero ecosistema favorevole al lavoro femminile, che offra maggiori opportunit­à». Un cambiament­o culturale che, attraverso il marchio la multinazio­nale sostiene anche combattend­o gli stereotipi: «La bellezza deve essere fonte di fiducia, non di ansia» spiega Tribou. «La partecipaz­ione delle donne passa anche dall’autostima, dalla consapevol­ezza di fare la differenza. È quello che dico sempre alle mie figlie adolescent­i: un messaggio che, attraverso questo progetto, è arrivato a 20 milioni di giovani in 120 diversi Paesi».

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Foto di gruppo delle manager di Unilever Italia, presenti al 44 per cento nelle posizioni di vertice della multinazio­nale con sedi in 190 Paesi. Al centro, seduta, Constantin­a Tribou, vice presidente risorse umane Unilever per Italia, Grecia e...

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