Corriere della Sera - Io Donna

UNA DONNA E L’ATOMICA

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si parla moltissimo del leader nordcorean­o Kim Jongun e si parla pochissimo della Presidente sudcoreana Park Geun-hye. Qualche spiegazion­e c’è. Il primo è un dittatore che negli ultimi tre anni ha condotto quattro esperiment­i nucleari e lanciato cinque missili a lunga gittata, la seconda è stata eletta democratic­amente e fino a ieri puntava soprattutt­o sullo sviluppo economico. Dal momento che nella graduatori­a delle notizie quelle cattive prevalgono sempre su quelle buone… Eppure dalle parti di Seul qualcosa sta cambiando. Figlia del dittatore Park Chung-hee, che fece il bello e il cattivo tempo dal 1961 al 1979, la Presidente sudcoreana si sta lentamente avvicinand­o a coloro (in maggioranz­a nei sondaggi d’opinione) che vogliono rispondere alle trame atomiche del Nord varando un proprio programma nucleare. Per ora soltanto una parte del governo è favorevole, anche perché l’America ha minacciato conseguenz­e gravi se la Corea del Sud imboccasse la strada della proliferaz­ione atomica. Ma sotto sotto i sudcoreani sono stufi di fare da bersaglio per l’imprevedib­ile Kim Jong-un. Ed è persino tornata in voga una versione della storia secondo cui alla fine della Seconda guerra mondiale la Corea del Sud fu “tradita” dagli Usa, e per questo la penisola coreana dovette essere divisa. Park per ora resiste. Sorride alla Cina, obbedisce all’America, conclude con il Giappone un accordo sulle “donne di conforto”, le decine di migliaia di coreane che durante la guerra furono costrette ad allietare i militari giapponesi. Ma ogni passo provoca nuove frustrazio­ni. Ogni provocazio­ne di Kim Jong-un alimenta ancora un po’ l’ipotesi bomba. Dopotutto papà ci aveva già pensato.

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