Corriere della Sera - Io Donna
SENATORI ALL’ULTIMO GIRO
come da lunga e consolidata tradizione, la politica italiana è in uno stato di fibrillazione notevole. Lo prova anche la reazione che c’è stata dentro e fuori il Partito democratico quando Matteo Renzi ha lasciato intendere che il congresso del Pd potrebbe essere anticipato di qualche mese. Subito sono scattate congetture e supposizioni. Venate tutte dalla stessa identica preoccupazione: vuoi vedere che il presidente del Consiglio intende andare alle elezioni un anno prima del tempo, nella primavera del 2017? È noto che i parlamentari sono alquanto affezionati ai loro scranni e non vorrebbero lasciarli mai. In particolare i senatori, visto che per loro questo potrebbe essere l’ultimo giro: se gli italiani dovessero approvare la riforma elettorale, sarebbero ridotti a poco meno di un terzo di quanti sono adesso e, soprattutto, non verrebbero più remunerati. Allora è facile capire perché dopo le parole del premier sia scattato il panico. E non è servito a dissipare le angosce nemmeno il fatto che chi ha poi parlato in privato con Renzi abbia rassicurato i parlamentari sulle loro sorti. Il presidente del Consiglio ha spiegato che, dopo il referendum, tra il lavoro della Commissione delle regole (che in genere si trascina per mesi tra liti e diatribe incomprensibili ai più) e la fase dei congressi locali che precede l’appuntamento nazionale, le assise del Pd, bene che vada, si terranno a luglio del 2017. E quindi niente elezioni anticipate nella primavera di quell’anno.
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