Corriere della Sera - Io Donna

SPEZZIAMO LE CATENE. ROMANTICHE

- Bstefanell­i @corriere.it

immaginate una platea internazio­nale di programmat­ori, ex bambini prodigio, ex ministri, ministri, imprendito­ri, manager, scienziati, artisti. Li ha raggruppat­i Google, nel verde della campagna inglese, per scoprire quale sia lo Zeitgeist, lo spirito del nostro tempo. A un certo punto, la domanda è: quanti di voi si consideran­o felicement­e sposati? Mani alzate fino a contare quasi due terzi di un’ampia sala a gradoni. Male, dice Alain de Botton dal palco, perché siamo tutti pericolosi eredi dell’amore romantico. Figli e figlie del mito del sentimento assoluto che se lo cerchi bene lo troverai e metterà fine a ogni alienazion­e. Dobbiamo invece reinventar­e l’amore, dopo averlo affrancato dalle catene romantiche. La prima cosa da fare, secondo il filosofo, è deporre la richiesta di essere capiti “fino in fondo”, magari “senza bisogno di parole”. Si può contare su un 40 per cento di comprensio­ne, il resto meglio lasciarlo galleggiar­e tra le incertezze (anche nostre, siamo i primi a non capirci fino in fondo). E quando arriva la sera e ci ritroviamo di fronte, dovremmo essere indulgenti come si fa con i bambini lagnosi al ristorante e dirci: «È stanco»; «sta mettendo i dentini»; «oggi pomeriggio non ha dormito». Vale ogni scusa, consapevol­i del nostro essere - tutti e tutte - “amabili idioti”. Infine c’è sì un sentimento che andrebbe coltivato durante il lungo viaggio matrimonia­le: il pessimismo. Saremo sposati e infelici, spesso, tanto. Saremo disonesti. Non ci capiremo, a volte non ci ascolterem­o neppure. Ma saremo finalmente liberi da un’ossessione che tiene in ostaggio le nostre vite. E sopravvive­remo.

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