Corriere della Sera - Io Donna
L’ISLAM DI LILLI
occuparsi del mondo islamico con rigore e senza cedere al populismo è molto difficile. Lilli Gruber lo fa da tempo (ricordo un bellissimo libro sugli sciiti, che anticipava molte delle questioni emerse negli anni successivi). Ora torna ad affrontare il tema approfondendo sia le migrazioni, quindi l’Islam di casa nostra, sia la grande questione mediorientale. Avverte Gruber che «in ogni religione ci sono i fondamentalisti e gli illuminati. Ma quando si parla di Islam sembra fallire ogni tentativo di distinguere tra integrati e fanatici, moderati e criminali. Anche perché la confusione sotto il sole è grande, e non sempre innocente»; basti pensare all’ipocrisia con cui si è sorvolato sulla condizione femminile in Arabia Saudita. «Di questo gioco di specchi, che con la religione ha poco a che fare, la donna è spesso uno strumento. Si chiamano in causa i suoi diritti negati o le violenze su ragazze e bambine quando si vuole delegittimare un regime politico. Quando quel regime diventa amico, i loro problemi finiscono rapidi sotto il tappeto. È un modo profondamente offensivo di strumentalizzare l’altra metà del cielo. Perché il tema è serio, e non solo per i musulmani: anche per l’Occidente». Gruber ha il coraggio intellettuale di sostenere che «con le donne, con il sesso, con il corpo l’Islam ha un problema». Possiamo chiudere gli occhi e far finta di nulla. Ma possiamo anche approfondire la questione, che segnerà il nostro tempo e le nostre vite. Cominciando con il leggere un libro ( dell’Islam, Rizzoli) che l’autrice, ormai persona di famiglia per il pubblico italiano, ha scritto senza nessuna concessione alla “lingua di legno” dei luoghi comuni.