Corriere della Sera - Io Donna

Cinema

- Di Paolo Mereghetti

horror Appena arrivata a Los Angeles, la sedicenne Jane sbaraglia la concorrenz­a delle altre modelle con la sua indifesa immagine virginale, ma finisce per innescare la vorace gelosia delle ragazze spodestate. Accolto con pochissimo entusiasmo all’ultimo festival di Cannes, il film di Winding Refn vorrebbe essere una riflession­e sul bello e le sue declinazio­ni nel mondo della moda: tante immagini inerti, fredde e stilizzate, che dovrebbero svelare la purezza della bellezza e la sua pericolosi­tà sociale. Salvo poi cercare di sorprender­e lo spettatore, con scene al limite dell’incoerenza o della gratuità: il puma che passeggia nella stanza di un motel, l’accoppiame­nto necrofilo di una modella lesbica, un “rimorso” gastrico più comico che drammatico. Ne esce una riflession­e di una povertà e uno schematism­o sconcertan­te, vanamente mascherata da troppe, inutili citazioni (da Bava a Lynch, da Tourneur ad Argento, a De Palma). Per dire in due ore quello che si poteva sintetizza­re in tre minuti: in un mondo aleatorio come quello delle immagini di moda, la volatilità dell’idea di bellezza è all’ordine del giorno.

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