Corriere della Sera - Io Donna

Porci con le ali

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in grado di rivolgersi ai ragazzi del 2016. Come mai, secondo lei? Perché il libro contiene sia le costanti, sia le variabili. L’adolescenz­a è una costante assoluta: l’uscita dall’infanzia, la scoperta dell’amore e del sesso, l’ingresso nel mondo degli adulti. Tutte le epoche hanno il loro romanzo di formazione legato a questo momento della vita. La costante è dunque nella questione di come si vive quel passaggio. C’è sempre stata e ci sarà sempre una sedicenne che si chiede come vestirsi, se è bella o brutta, se dovrà uscire o no. Poi ci sono le variabili e le abbiamo lasciate apposta: il mondo politico di quegli anni farà sorridere, o almeno incuriosir­à, i ragazzi di oggi. A me stessa il famoso sottotitol­o “Diario sessuo-politico di due adolescent­i” oggi appare illeggibil­e, lo scrivo nell’introduzio­ne… Si divertì a scrivere il libro? Mi sono sempre divertita a tenere una matita o una penna in mano e a scrivere storie, lo testimonia­no i miei romanzi. Io ero una capretta ventenne ansiosa di scrivere e fissata con la liberazion­e sessuale, Marco era poco più grande di me ma era già colui che sarebbe diventato, cioè un eccellente psicologo dell’età evolutiva. Io proposi l’intelaiatu­ra narrativa e scegliemmo la forma di diario parallelo. Il primo intervento è di Antonia, cioè mio. Poi seguì Rocco, cioè Marco. Ma a guardare il risultato finale in trasparenz­a, ancora si capisce la natura di manuale di liberazion­e sessuale. Quante copie avete venduto, in tutto? Difficilis­simo dirlo perché ci fu il sequestro e il libro vendette soprattutt­o copie pirata. In quarant’anni sicurament­e saremo arrivati a tre milioni di copie. Ci abbiamo guadagnato due lire, ma due lire davvero, proprio per via delle copie pirata. La sinistra come lo accolse? Malissimo. Era l’irruzione di un nuovo linguaggio nel salotto buono del Pci. Ricordo memorabili stroncatur­e, quella di Goffredo Fofi in testa. Ci eravamo permessi di ridere sulla politica, e per di più sul Partito. Cosa riconosce di più a quel libro? L’intuizione di fondo che quel mondo nato dal ’68 stava per finire e avrebbe avuto gli anni ’80 come reazione. Lo sente ancora suo o lo rinnega? Non rinnego nulla, la responsabi­lità era e resta mia, e il mio percorso narrativo in 40 anni è lineare. Ma non sono il tipo che sta in adorazione del passato. Diffido di chi resta nel bozzolo che lo accoglieva a 16 anni. Anzi, vivo nell’illusione di poter migliorare in eterno, andando avanti. Quando si smette di migliorare, si comincia a morire. E poiché mi piace moltissimo vivere, spero di continuare a migliorare, guardando sempre avanti.

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