Corriere della Sera - Io Donna
“SO VOLARE PERÒ... HO LE ALI SPORCHE DI TERRA”
Si giudica insensibile ma scrive canzoni piene di sentimento. Adora il suo Salento ma lì si sente un pesce fuor d’acqua... Ecco a voi Giuliano Sangiorgi, che - mentre celebra i 15 anni dei Negramaro con un tour sold out - confessa le sue “contraddizioni”.
Attenta. stai attenta. Puoi accusarlo di tutto, ma non d’avere una sensibilità spiccata. «Ancora ricordo la volta che, alle elementari, la maestra lo disse a mia madre. Rimasi turbato: “No, non è vero!”». Strana reazione, per uno che sa captare (e rendere universali) gli stati d’animo. E che a questo deve in parte il successo del suo gruppo, i Negramaro. Sei ragazzi partiti dal Salento 15 anni fa, senza santi in paradiso, con un unico desiderio: andare in giro col furgone a suonare. Ricorrenza festeggiata da un tour e un disco dall’onda lunga,
«Le band in genere contrassegnano un decennio, noi siamo ancora qui. Il nostro pubblico è trasversale, va dai 16 ai 96 anni: questo ti fa capire che nei testi ti avvicini a qualcosa senza età» osserva Giuliano Sangiorgi. Appunto. Questione di sensibilità. Di empatia. Perché “vergognarsi” ? Non è vergogna, è che non voglio bluffare: so che si tratta di attimi “senza pelle” che durano per la creazione di un brano. Sono come un foglio bianco, mi lascio scrivere addosso le cose, quel che provo è così intenso che poi mi lascia svuotato, “anestetizzato”. Io sono fragile, lo so, e infatti ho sempre cantato la debolezza. In ispirata a una poesia di Alda Merini (nell’album di debutto, del 2003, c’era la frase: “Per ore il mio soffitto fissa me”. Avevo la sensazione di essere inerme al punto che persino il soffitto pareva più umano. Mi sono sempre messo a nudo con le canzoni: per il mondo del rock era una novità. E una contraddizione: dovevi vestirti di pelle, trasmettere l’idea di forza... E lei proprio non riusciva. Ho pochissima autostima. Ieri ho litigato con mio fratello perché non tengo una mia foto in casa: “Non hai rispetto di te, di quel che sei” mi sgridava.