Corriere della Sera - Io Donna
IL FRONTE DEL Sì
magma, intanto liberandosi dall’accusa che avversare la trasformazione delle donne in mezzi di produzione e dei figli in merce significhi schierarsi contro l’omogenitorialità maschile o il desiderio delle coppie sterili. Terragni è invece favorevolissima alla genitorialità gay ma difende un’ovvietà: il neonato non può fare a meno del corpo di sua madre, della sua origine, della sua storia umana.
quando questo avviene per disgrazia cerchiamo di trovare rimedio, ma nella surrogacy il danno viene organizzato. Così Terragni giudica un equivoco qualificare quella pro-surrogacy come una opinione di libertà, e quindi progressista. La libertà, scrive, non va scambiata con una sorta di “dirittisimo”, come se desiderare un figlio equivalesse al diritto di comprarlo e scavalcare a suon di dollari i veri diritti, quelli scritti nella
Se il femminismo ha già da tempo scisso maternità e gravidanza, spiega Michela Murgia, l’ultimo dubbio etico sulla “gestazione per altri” riguarda il lato economico. La risposta della scrittrice sarda è una domanda: «Se in questo Paese esiste una legge che consente l’interruzione di gravidanza perché non si hanno abbastanza sicurezze economiche, secondo quale logica non dovrebbe esistere una legge che per ottenere quelle sicurezze ne consenta invece l’inizio e il prosieguo?». «La realtà viene prima delle prese di posizione politiche e religiose» afferma Dacia Maraini. «Bisogna conoscerla prima di giudicarla e incatenarla nei divieti». Umberto Veronesi, infine, ricorda come fino a 50 anni fa non ci fosse nulla d’insolito nel pagare per «affittare le mammelle di un’altra donna, la famosa balia, una madre surrogata a tempo».
(Valentina Ravizza)