Corriere della Sera - Io Donna
ELOGIO DEL CONFRONTO (A TUTTO CAMPO)
il confronto politico dovrebbe avere quattro caratteristiche. Essere acceso; informato; aperto; ragionevole. “Acceso” segnala che parlarsi da antagonisti farebbe bene a tutti, almeno in fase di dispiegamento degli argomenti: abbracciare una democristiana prudenza significherebbe solo perdere tono/tempo. “Informato” perché ogni scambio sarebbe vano se non venisse ancorato ai contenuti: si trasformerebbe in una prevedibile rissa. “Aperto” è invece una chiamata alla non autoreferenzialità: muoversi all'interno di comunità chiuse, d'accordo o notoriamente in disaccordo, non è virtuoso: magari là fuori qualcuno ha fatto una scoperta o ha avuto una buona idea. “Ragionevole” rappresenta forse la prova estrema: la razionalità dei nostri discorsi spesso soffoca la possibilità di trovare una terza (o quarta, quinta...) via innovativa rispetto alle posizioni numerate ai blocchi di partenza. È un metodo, l’ha ispirato Amartya Sen, io l’ho ascoltato nella versione illuminata di Fabrizio Barca al Festival della Partecipazione (L’Aquila, dal 7 al 10 giugno scorso). Il metodo vale per dare struttura ai profili di democrazia deliberativa, per andare a costruire un potere che non punti alle decisioni, alle elezioni, al voto sì/no, ma che si proponga intanto di dare forma a una società che possa dialogare e respirare libera. Questo, almeno, è quanto mi pare di aver imparato a proposito di “partecipazione non convenzionale”. Nel frattempo, però, non potevo fare a meno di pensare: fosse questa la soluzione per il matrimonio? Una vita di coppia 1) accesa 2) informata 3) aperta 4) ragionevole non è forse la strada per la felicità? C’è un metodo, nell’incertezza.