Corriere della Sera - Io Donna
Regista io? Mi è stata offerta la possibilità e non lo escludo in futuro, ma ora no: ho figli piccoli, non me la sento di stare lontana
Perché non lo ha diretto lei? Jason è stato bravissimo, mi piace come ha sottolineato la profonda tenerezza che unisce i due fratelli. Regista io? Mi è stato offerto di farlo e non lo escludo in futuro, ora di certo no: ho figli piccoli, non me la sento di stare troppo tempo lontana da loro. Dirigere è impegnativo. Lo so, ho lavorato con i più grandi registi del mondo. Anche con tipi non proprio facilissimi: Stanley Kubrick, Lars Von Trier. Amo i registi non conformisti, le voci È una della mie più care amiche: mi scritturò per una recita scolastica tanti anni fa, è un’amicizia fortissima. Con lei ho fatto Mi ha ha voluto in È una serie televisiva molto coraggiosa. Lì sono la madre della sua figlia vera (Alice Englert, tutto un po’ in famiglia... Mi piace quando lavoro e amicizia si intrecciano: come
di John Cameron Mitchell, un caro amico. Un piccolo ruolo, una punk, divertente. A Mitchell l’ho detto: l’ho fatto solo per te. Come giudica la situazione delle donne nel cinema? I nomi delle donne sono ancora troppo pochi: la mia amica Jane Campion, una pioniera come Kathryn Bigelow o Sofia Coppola hanno cambiato la storia, ma ne servono di più. Dipende anche da noi attrici trovare modo di lavorare con registe, serve più impegno a cercare personaggi fuori dagli schemi. Come la scienziata Rosalind Franklin che ho interpretato in teatro. Dicevano che era rischioso, la vita di una scienziata è noiosa. Io invece ero sicura che il pubblico si sarebbe appassionato proprio come me e avevo ragione, è stato un successo. Un grande rischio che valeva la pena di correre.