Corriere della Sera - Io Donna
L’Innocente,
venuti da Londra mi sorpresero a battere per finta, a sala vuota, e piacqui perché usavo bene la voce. Merito delle lezioni di canto. Ai tempi, era celebre per la lunga treccia che porta ancora oggi. È vero che una rivale in amore gliela tranciò di netto? Tirò fuori le forbici dalla pochette, ma riuscì a tagliarmi solo una ciocca. Un agguato in piena regola. Chi era e cos’era successo? Io ero fidanzata con un giovane Vittorio Sgarbi, lei era – diciamo – una sua ex. La scena avvenne a un vernissage a Venezia. Sgarbi aveva eccessi d’ira e di dialettica già allora? Era già acuto e colto, ma aveva lati di dolcezza e ingenuità quasi infantile. Voleva sposarmi, ma io non volli. Perché no? Prevalse il mio istinto di conservazione: mi dissi che essendo lui il bimbo, non poteva essere padre; e sapevo che mi avrebbe permesso solo di essere il suo piedistallo. Che cosa ha imparato da suo zio Luchino Visconti? A dare valore a ogni minuto che vivi e a vivere ogni minuto con intensità. Aveva già avuto un ictus quando girò il suo ultimo film,
dove mi volle in un cameo. La mano gli tremava e quella mano volle mostrarla nella prima inquadratura. Nella scena finale, quando Jennifer O’Neal si volta e scompare nella bruma, vedi che è Luchino che ti saluta. Quello è per me il senso della vita a cui sono stata educata: guardare avanti, ricordando quello che c’è indietro. Ci ho pensato, quando ho avuto un terribile incidente, 13 anni fa, in cui ho quasi perso un braccio e ho rischiato di rimanere paralizzata. Ha dovuto smettere di suonare il piano. Ma non ho smesso di cantare. Quando mi hanno estratto dalle lamiere, il mio braccio non c’era più, è stato riattaccato, ricostruito insieme alla mano, con una serie di operazioni. Quando ero in ospedale, e il dolore era insopportabile, cantavo e il male passava. Sentivo la libertà della mia voce e capivo che potevo ancora esprimere me stessa. Quanto è diversa la Anna Gastel sopravvissuta a quell’esperienza? Prima, la mia era una corsa alla perfezione, ho sempre fatto sport ossessivamente, la perfezione del corpo era la mia perfezione. Dopo, ho imparato, invece, a tendere all’equilibrio. E ho capito che, in amore, è più importante dare che ricevere: l’amore funziona per osmosi, esattamente come la musica.