Corriere della Sera - Io Donna
“IL MIO FILM È COMPLICATO, MA LA VITA LO È DI PIù” Un cane amatissimo, una madre tollerata, l’angoscia di non poter guardare il cielo. Laurie Anderson ha messo nel suo documentario il dolore che non puoi mandare via. E il ricordo del marito Lou Reed
Laurie anderson è una bella signora di 69 anni molto sorridente che parla a bassa voce. Un’intervista con lei segue un po’ lo schema del suo film, al cinema il 13 e 14 settembre: si procede a frammenti. Cominci parlando del suo cane e un momento dopo sei in Tibet, guardi scene di vita familiari in 8 millimetri ma in realtà, spiega lei, «la mia è una riflessione sul linguaggio e su come nascono le storie».
era stato presentato l’anno scorso alla Mostra del cinema di Venezia, dove quest’anno Laurie Anderson torna come giurata. Incredibile come molti giornali, per ricordare chi sia, abbiano scritto solo «la vedova di Lou Reed», come se vivesse di luce riflessa: il legame con la rockstar è durato strettissimo per più di vent’anni (si conobbero nel 1992, si sposarono nel 2008, Lou Reed è scomparso nel 2013) ma Anderson è da quasi mezzo secolo anche una delle artiste più versatili e apprezzate della scena americana. Ha sperimentato nella musica, nelle installazioni multimediali, nella scrittura (una mostra su di lei è in corso a Napoli all’ex- Chiostro di S. Caterina a Formiello:
tanti anni fa, era il 1981, la sua arrivò in cima alle classifiche pop; si è dedicata ad attività strampalate come mettere alle tastiere alcuni cani in veri e propri concerti, e ne ha organizzati per loro. L’ultimo a fine luglio a Times Square, New York, con altoparlanti regolati su frequenze udibili solo dai cani e cuffie speciali per i loro padroni. Anche girato nello studio di Laurie mixando riprese con lo smartphone a vecchi filmini di famiglia, cartoni animati, computer art, «costato quanto il lunch di una grande produzione», riguarda un cane e il dolore per la sua morte: Lolabelle, il terrier adorato da Laurie e Lou (nella prima scena lei partorisce la cagnolina: niente di horror, lo racconta attraverso disegni stilizzati). Ma è solo il punto di partenza per parlare