Corriere della Sera - Io Donna
LA NORMALITà CONTRO IL TERRORE
È, ed è stata, un’estate tremenda: l’abbiamo vissuta dentro pericoli concreti e imminenti, sconvolti da immagini televisive, costretti a contare morti e sopravvissuti nelle mattanze dell’Isis. Che cicatrici ci porteremo nell’animo e nella mente? Lo chiedo a Corrado De Rosa, psichiatra e autore di saggi sugli aspetti psicosociali di mafia e terrorismo.
È forse presto per stabilire con certezza se e quanto questa estate ci abbia cambiati. Certo la ricorderemo come quella in cui abbiamo assistito al narcisismo insano spinto alle estreme conseguenze, alla ricerca di gloria perversa e riconoscimento a basso costo, all’emulazione in nome di una religione che più spesso è scusa, e non causa, per distruzione e morte… Tutto questo modifica le nostre paure e insicurezze? Ogni epoca le vive in modo diverso. Per anni sono state legate a malattia, guerre, crisi economiche. Oggi terrorismo e insicurezza sono uno il complemento dell’altro. Questo può avere conseguenze su qualità della vita, fiducia nel futuro, conflittualità relazionale. Eppure continuiamo a fare le stesse cose di sempre: spiaggia, ristoranti, discoteche. Incoscienti? O dobbiamo temere il pericolo dell’assuefazione? Forse, più che l’assuefazione, può il bisogno dell’uomo di superare il terrore, di contrapporre la costruzione alla distruzione. Del resto, uno degli strumenti più efficaci per ridurre il rischio di ansia e contagio emozionale negativo dopo eventi drammatici è proprio tornare alla quotidianità il prima possibile.