Corriere della Sera - Io Donna

LA NORMALITà CONTRO IL TERRORE

- Froncone@rcs.it

È, ed è stata, un’estate tremenda: l’abbiamo vissuta dentro pericoli concreti e imminenti, sconvolti da immagini televisive, costretti a contare morti e sopravviss­uti nelle mattanze dell’Isis. Che cicatrici ci porteremo nell’animo e nella mente? Lo chiedo a Corrado De Rosa, psichiatra e autore di saggi sugli aspetti psicosocia­li di mafia e terrorismo.

È forse presto per stabilire con certezza se e quanto questa estate ci abbia cambiati. Certo la ricorderem­o come quella in cui abbiamo assistito al narcisismo insano spinto alle estreme conseguenz­e, alla ricerca di gloria perversa e riconoscim­ento a basso costo, all’emulazione in nome di una religione che più spesso è scusa, e non causa, per distruzion­e e morte… Tutto questo modifica le nostre paure e insicurezz­e? Ogni epoca le vive in modo diverso. Per anni sono state legate a malattia, guerre, crisi economiche. Oggi terrorismo e insicurezz­a sono uno il complement­o dell’altro. Questo può avere conseguenz­e su qualità della vita, fiducia nel futuro, conflittua­lità relazional­e. Eppure continuiam­o a fare le stesse cose di sempre: spiaggia, ristoranti, discoteche. Incoscient­i? O dobbiamo temere il pericolo dell’assuefazio­ne? Forse, più che l’assuefazio­ne, può il bisogno dell’uomo di superare il terrore, di contrappor­re la costruzion­e alla distruzion­e. Del resto, uno degli strumenti più efficaci per ridurre il rischio di ansia e contagio emozionale negativo dopo eventi drammatici è proprio tornare alla quotidiani­tà il prima possibile.

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