Corriere della Sera - Io Donna
RIUSCIRà HILLARY A RISCATTARE LE PRESIDENTI DELLE FICTION? Nelle serie americane le signore arrivate alla Casa Bianca ci sono riuscite per caso o per imbroglio. Mai è stata rappresentata la scalata al potere: per una donna, l’ambizione è ancora una patolo
Un anno fa, a una conferenza stampa, chiesero a Reese Witherspoon se avesse mai considerato la possibilità d’interpretare Hillary Clinton. Lei rispose pronta che lo aveva già fatto. Nella black comedy di Alexander Payne (1999), accanto a Matthew Broderick. Satira sulle politiche scolastiche, dove Witherspoon interpretava Tracy Flick, ambiziosa e intrigante liceale determinata a diventare presidente del consiglio studentesco.
Witherspoon non scherzava (o forse solo un po’). Perché ironicamente, nella campagna elettorale del 2008 e poi in altre occasioni, proprio Hillary è stata paragonata a Tracy Flick. La scaltra, la sotutto; strategica, perfezionista e complottista. Mal sopportata e insopportabile. E se non può non far sorridere che una statista venga accostata a una per quanto volitiva giovinetta, è perché Hollywood non è riuscita a dare, in tanti anni, esempi alternativi. Tracy Flick resiste come metafora ante litteram di Hillary perché è fra i pochi esempi della fiction a descrivere una donna in lotta per il potere politico. Se sono oltre dieci anni che cinema e tv preparano l’opinione pubblica per una presidente donna, con uno stuolo di eroine, la candidata presidente praticamente non esiste. E il motivo è l’ambizione. Quella che a una donna - in politica come in qualsiasi altro campo del potere - non viene perdonata. è una parabola sull’ambizione femminile, e le sue conseguenze.
Vero. Come George Washington, che insisteva avrebbe preferito rimanere un gentiluomo di campagna, anche in
(1999-06), nota The si