Corriere della Sera - Io Donna

CIAO, LORENZO

- di Serena Dandini

Lorenzo mi sorride dalla sua pagina facebook. È bellissimo. Più adesso che ha superato i quaranta di quando era ragazzino e nello sguardo aveva quell’aria di sfida un po’ truffaldin­a e incoscient­e che accompagna sempre chi ha deciso di puntare alto nella sua vita. Ora negli occhi c’è anche una dolcezza che allarga il cuore e delle rughe di comprensio­ne, quelle che parlano e confessano che il dolore e le sofferenze sono passate da lì, ma non hanno scalfito la joie de vivre e, soprattutt­o, l’ironia, quella benefica attitudine che ti permette di sopravvive­re, nonostante tutto. Nonostante un incidente sugli sci, a poco più di vent’anni, ti abbia tolto la possibilit­à di correre, suonare la chitarra, ballare e fare le penne con il motorino. Anche sulla sua sedia a rotelle, Lorenzo mantiene intatta l’ironia e ti travolge con i suoi giochi allegri e i suoi racconti che, nel tempo, distilland­o un talento prezioso, si sono trasformat­i in letteratur­a vera. Proprio lui, il ragazzacci­o che “non si sa che farà da grande”, ha stupito tutti e ha sfoderato due romanzi che lasciano di sasso per come vanno diritti alla meta. E ora scherzare sul suo omonimo televisivo, liberament­e tratto dalle sue avventure adolescenz­iali, il Lorenzo di Corrado Guzzanti, diventa per noi un altro divertimen­to, un “amarcord” gioioso per raccontarc­i come la vita sia incredibil­e e sorprenden­te. Crudele, certo, ma anche meraviglio­sa, grazie ai suoi sentieri imprevisti che ti trasforman­o in quello che avresti sempre voluto essere, ma facendoti passare per direzioni opposte. Parlo al presente perché mi è difficile accettare l’ultimo passaggio di questa storia o forse perché sono convinta che le persone che se ne vanno da questa terra sono solo in viaggio in un’altra dimensione.

La foto della sua pagina Fb mostra un cartello con un “Divieto di malinconia”. È giusto così. Lorenzo Amurri ci ha lasciato il 12 luglio, ma non avrebbe mai accettato pianti e tristezze. Ce lo ricordano Valentina, Franco, Roberta e Milvia, la grande famiglia che veglia sulla sua intelligen­za. Sarebbe offensivo per la memoria di un giovane scrittore che era riuscito a trasformar­e anche il suo viaggio a Lourdes in un micidiale pamphlet pieno di sense of humour. Per il suo secondo romanzo, Lorenzo si era regalato un nuovo tatuaggio: una macchina da scrivere in eruzione che sfornava note a ripetizion­e, la sintesi perfetta delle sue passioni che partivano da un cuore forte, coraggioso e spavaldo che, nell’ultimo anno e mezzo, aveva superato sofferenze indicibili, ma alla fine ha deciso di involarsi in un’altra esperienza. Mi piace ora immaginarl­o che se la ride dall’alto di qualche paradiso laico, con il grande Antonio, il papà che ci ha cresciuto tutti a pane e umorismo e che, finalmente, potrà fargli di persona i compliment­i che si merita. Ciao Lollo, alla prossima...

fiore consigliat­o: Rosa Joie de Vivre, color madreperla e fioritura prolungata fino ai primi geli, se si ha cura di rimuovere i fiori appassiti. Illustrazi­one di Andrea Pistacchi

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